Warren
Zevon dimostra da sempre una sensibilità musicale particolare. Il
suo stile, il suo songwriting ha avuto costantemente a che fare con la
morte, trattandola tuttavia scherzosamente, in termini confidenziali,
affascinanti, molto spesso azzardati (cantava I'll Sleep When I'm Dead,
Life'll Kill Ya e Jeannie Needs A Shooter, solo per elencarne alcune).
Oggi, a 56 anni e ad un anno di distanza dalla notizia della malattia
mortale che lo affligge (correva il settembre 2002), Zevon ritorna con
The Wind, album per nulla marcato da perbenismi (possibili
sensi di colpa per non aver trattato la morte - o la vita - con rispetto),
ma affrontato con il vento in poppa, con la solita spavalderia. Disarmante
è invece il riguardo dei media nei confronti di questo artista, fino ad
oggi letteralmente snobbato. Testate giornalistiche e telegiornali gli
hanno concesso spazi impensabili, attirati per lo più dalla vicenda personale
dell'artista (in realtà meritevole di tutt'altra considerazione), ma anche
(e soprattutto) dall'autentica parata di stelle accorsa al suo capezzale
per la realizzazione del disco d'addio (Jim Keltner, Tom Petty, Mike Campbell,
David Lindley, Emmylou Harris e Ry Cooder, (quest'ultimo protagonista
degli assolo di Prison Grove).
Il quadro sonoro rappresentativo di The Wind è stato così accantonato,
per focalizzare l'attenzione sui personaggi dipinti al fianco di Zevon.
Questo fatto è tanto deleterio che rischia di offuscare il feedback sonoro
di un album incredibile, dal grandissimo rock che fa sorridere e commuovere,
nell'esaltazione sonora tipica dell'artista di Chicago. The Wind, il vento
indomito che soffia sulla vita (ormai breve) di Zevon, si apre con Dirty
Life And Times (un country con la voce armoniosa di Dwight Yoakam
al contro-canto), brano apripista per il rock aggressivo e chitarristico
di Disorder In The House, nella quale emerge poderosa la voce (e
la chitarra) di uno Springsteen in gran forma. Il rock è forte
anche per Numb As A Statue (chitarra e piano i protagonisti) e
The Rest Of The Night, canzone questa dal ritornello accattivante
e tutto Petty-iano, gridato al ritmo di "Ye-Ye Woh-Ye". Il suo cuore duro
ed impavido gli permette poi d'affrontare con ironia la cover di Knockin'
On Heaven's Door (i cori sono di Jackson Browne, Billy Bob
Thornton, T-Bone Burnett e John Waite), aggiungendo
alla versione di Dylan un lamentato "Open Up, Open Up For Me" finale.
Anche la corale Prison Grove, brano minimale, cupo e dall'anima
blues (con Bruce Springsteen, Jackson Browne e Billy Bob Thornton), è
per i duri di cuore. L'intensità sonora è spezzata da El Amor De Mi
Vida, canzone che non diminuisce di pathos e che si concede in una
lettura pianistica alla Nick Cave di Boatman's Call. Gli Eagles Joe
Walsh e Don Henley servono per dare un tono californiano alla
ballata She's Too Good For Me. L'altalena d'aggressività ed emozione
è presente anche nel finale: Please Stay è una preghiera
romantica, con un sax suonato sotto la pioggia battente di una New York
autunnale. Un jazz nostalgico. Un pianto lento e toccante; Rub Me Raw
è blues. "I Know This Blues"; Keep Me In Your Heart è un addio
solenne, pianistico, slow ed acustico. Questa è la forza di un disco eccellente,
recitato con intensità e passione da una schiera di artisti che riconoscono
a Warren Zevon la sua peculiare sensibilità musicale. Artisti che lavorano
al suo fianco per tributargli omaggio. La voce di Zevon è sempre rassicurante,
quasi volesse spazzare via le vicende umane che lo toccano. Un commuovente
addio segnato da un album che non passerebbe comunque inosservato. The
Wind è il disco dell'anno. Addio Warren
(Carlo Lancini)
www.warrenzevon.com
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