Immaginatevi
il compianto Paul Pena che re-interpreta, magari in un soul-folk lento
e passionale, un qual si voglia brano del Van Morrison di Into The Music.
Oppure, figuratevi Tim Buckley alle prese con la cover di One Man Trouble,
nella versione di Otis Redding. A tutte le emozioni che la musica suddetta
potrebbe suscitare, si aggiunga infine la produzione di Ethan Johns
(uno che ha l'occhio lungo): ecco che otterrete uno splendido disco, montato
da un talento cristallino, quello di Ray LaMontagne. Con Trouble,
il cantautore del New Hampshire dispensa infatti emozioni forti, grazie
alla sua voce calda e al suo spirito libero di troubadour: un autentico
lasciapassare per il blasone di "next big thing". Seppur prodotto da una
major, Trouble è per ora solo un disco di nicchia con forti riferimenti
agli anni Sessanta e Settanta, che sa avvicinarsi a ciò che proprio le
grandi case discografiche dovrebbero offrirci: una musica vera, palpitante,
viva, da toccare, collezionare e riascoltare negli anni. Trouble è infatti
un disco senza tempo, nato dalle corde, dalla penna e dalla voce di un
trentenne fino ad ora sconosciuto, ma dalle immense potenzialità. In fase
d'incisione, Ethan Johns aggiunge infine competenza, arrangiando tracce
acustiche (nate con le sole voce e chitarra) con archi dolcissimi e un
basso che gonfia la sessione ritmica, altrimenti lasciata alla sola batteria.
Così, dall'iniziale Trouble, si salpa per un viaggio immaginario a bordo
di un folk semplice e che aspira al soul: Shelter e Hold You
In My Arms rievocano la Dublino dei Commitments e il loro modo d'essere
"neri" (con la sola differenza che qui non ci sono i fiati); l'inizio
di Narrow Escape sembra rubato a Neil Young, ma continua tramutandosi
in un'ardente ballata country-oriented. Altri pezzi, come Burn
e Jolene, potrebbero benissimo appartenere a Love Is Hell di Ryan
Adams (stanno benissimo accanto a My Blue Manhattan e a Please Do Not
Let Me Go), se non fosse per la voce piena di LaMontagne. Trouble si chiude
con All The Wild Horses, pezzo germogliato nelle praterie d'America,
quelle dei film western anni Sessanta con immancabile cowboy solitario:
aperto da un mesto violino, il brano prosegue sulle note della chitarra.
Poeta moderno, Americano new-romantic e penetrante menestrello: Ray LaMontagne
e il suo folk sono una boccata d'aria fresca, sono il futuro che guarda
al passato con ammirazione e dedizione. Trouble è un disco da non farsi
assolutamente sfuggire!
(Carlo Lancini)
www.raylamontagne.com
|