Ray Lamontagne - Trouble Echo/Pias 2004
 

Immaginatevi il compianto Paul Pena che re-interpreta, magari in un soul-folk lento e passionale, un qual si voglia brano del Van Morrison di Into The Music. Oppure, figuratevi Tim Buckley alle prese con la cover di One Man Trouble, nella versione di Otis Redding. A tutte le emozioni che la musica suddetta potrebbe suscitare, si aggiunga infine la produzione di Ethan Johns (uno che ha l'occhio lungo): ecco che otterrete uno splendido disco, montato da un talento cristallino, quello di Ray LaMontagne. Con Trouble, il cantautore del New Hampshire dispensa infatti emozioni forti, grazie alla sua voce calda e al suo spirito libero di troubadour: un autentico lasciapassare per il blasone di "next big thing". Seppur prodotto da una major, Trouble è per ora solo un disco di nicchia con forti riferimenti agli anni Sessanta e Settanta, che sa avvicinarsi a ciò che proprio le grandi case discografiche dovrebbero offrirci: una musica vera, palpitante, viva, da toccare, collezionare e riascoltare negli anni. Trouble è infatti un disco senza tempo, nato dalle corde, dalla penna e dalla voce di un trentenne fino ad ora sconosciuto, ma dalle immense potenzialità. In fase d'incisione, Ethan Johns aggiunge infine competenza, arrangiando tracce acustiche (nate con le sole voce e chitarra) con archi dolcissimi e un basso che gonfia la sessione ritmica, altrimenti lasciata alla sola batteria. Così, dall'iniziale Trouble, si salpa per un viaggio immaginario a bordo di un folk semplice e che aspira al soul: Shelter e Hold You In My Arms rievocano la Dublino dei Commitments e il loro modo d'essere "neri" (con la sola differenza che qui non ci sono i fiati); l'inizio di Narrow Escape sembra rubato a Neil Young, ma continua tramutandosi in un'ardente ballata country-oriented. Altri pezzi, come Burn e Jolene, potrebbero benissimo appartenere a Love Is Hell di Ryan Adams (stanno benissimo accanto a My Blue Manhattan e a Please Do Not Let Me Go), se non fosse per la voce piena di LaMontagne. Trouble si chiude con All The Wild Horses, pezzo germogliato nelle praterie d'America, quelle dei film western anni Sessanta con immancabile cowboy solitario: aperto da un mesto violino, il brano prosegue sulle note della chitarra.
Poeta moderno, Americano new-romantic e penetrante menestrello: Ray LaMontagne e il suo folk sono una boccata d'aria fresca, sono il futuro che guarda al passato con ammirazione e dedizione. Trouble è un disco da non farsi assolutamente sfuggire!
(Carlo Lancini)

www.raylamontagne.com