Ci
sono "i discepoli" e ci sono poi "i discepoli dei discepoli",
in un metaforico albero genealogico del rock'n'roll che non sembra avere
mai fine. Ovvio che ad ogni passagio si perda una cospicua parte dell'ispirazione
iniziale, nonostante possano sopperire fattori come l'entusiasmo e la
passione. Ascoltando il secondo cd dei Two Cow Garage, scalpitante
trio di Columbus, Ohio, con cui ci eravamo già incrociati per il
precedente Please
Turn the Gas Back On, non si può fare a meno di scoperchiare
un baule pieno di ricordi, i quali, per quanto restino recenti, sono ormai
stardard assodati del rock americano. L'urto elettrico che sprigionano
My Corcern o Make it Out Alive è diretto discendente
tanto delle rasoiate country-punk degli Uncle Tupelo di No Depression
quanto degli Slobberbone di Barrell Chested (Good for Nothin' avrebbe
fatto un figurone). Il teorema è svelato dalla presenza di Brent
Best, leader di questi ultimi, in qualità di produttore: tiene
a bettesimo dunque dei figli prediletti e svolge il compito con dovizia,
creando un muro di chitarre di una compattezza invidiabile. The
Wall Against Our Back (a propostito, un punto in più ai
Two Cow Garage per la bellezza dei loro titoli) non scriverà assolutamente
un nuovo capitolo nella storia del roots rock di provincia, ma galoppa
che è un piacere, sbuffando un country-rock ribelle, che bada al
sodo e non si vergogna di arrivare in seconda battuta. Micah Schnabel
(voce e chitarre), Dustin Harigle (batteria), Shane Sweeney
(basso) hanno esattamente settant'anni in tre, una vita da spendere
sulla strada (si sono fatti 332.000 miglia in due anni, suonando in ogni
buco disponibile) e canzoni che parlano di sogni e solitudini. Piacciono
perchè sono autentici, poco importa che il rauco rock'n'roll di
4 135 e Smell of Blood suoni familiare a chiunque sia cresciuto
con l'alternative-country, oppure che Burn in Hell possa passare
per una racuca ballata dei Drive by Truckers (in più ci sono il
piano di Scott Dumbom e la pedal steel di Ward Williams).
Le pretese dei Two Cow Garage si fermano probabilmente ad una buona cassa
di birre, tanto è vero che si sono scelti due cover sconosciute
da interpretare, Alphabet City dei Lillybandits e Hillbilly
dei Big Back Forty, due glorie locali che loro adorano più di qualasiasi
rock'n'roll star. Anche questo è un segno tangibile che del music
business i Two Cow Garage non sanno assolutamente che farsene
(Fabio Cerbone)
www.twocowgarage.com
www.sonicrendezvous.com
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