I Silver Jews sono una vera e propria istituzione del cosiddetto indie-pop
americano, pur trattandosi di un'entità astratta, sbocciata una quindicina
d'anni fa e sviluppatasi difformemente. Le regole di questo strano gioco,
che non li ha mai visti in tour o debitamente pubblicizzati, sono state
sempre dettate da David Berman. Nati nel 1990 a New York, i Silver
Jews erano originariamente composti da David, Bob Nastanovich e Stephen
Malkmus; nel 1994, in seguito al trasferimento di David nel Massachusetts,
Nastanovich e Malkmus lasciarono la band per costituire i Pavement e cominciare
così una soddisfacente e più luminosa carriera. Da quel momento, David
si è trovato costantemente costretto a modificare la line-up dei Silver
Jews, in base alle esigenze del momento e ai suoi frequenti spostamenti.
I capitoli migliori della storia dei Silver Jews si sono registrati nel
1998, quando David ritrovò Stephen Malkmus (e insieme incisero American
Water), e nel 2001, quando lo stile bislacco della band incrociò quello
tradizionale di Nashville (da quell'unione nacque il capolavoro Bright
Flight). Se è vero che David non si è mai impegnato in un tour, è altrettanto
vero che l'impegno da lui profuso in ambito letterario è sempre stato
massimo: proprio a cavallo fra il 1998 e il 2001, David pubblicò infatti
una raccolta di poesie dal titolo Actual Air. Ora, la strana storia dei
Silver Jews si arricchisce di un nuovo ed avvincente capitolo: grazie
ad una piccola confraternita di Jews onorari ed effettivi (fra i quali
spiccano Stephen Malkmus, Bob Nastanovich, Bobby Bare Jr.,
Will Oldham e Cassie Breman), David registra Tanglewood Numbers,
un album dall'indubbio spessore rock, non privo di versatili digressioni,
che spaziano dal progressive-pop di Punks In The Beerlight e There
Is A Place, alle melodie bislacche di Sometimes A Pony Gets Depressed
e K-Hole. Ballate come How Can I Love You, The Poor,
The Fair And The Good e Sleeping Is The Only Love, sono
tracce randagie che combinano chitarre, tastiere ed elettronica, in un
andamento strampalato, ma quasi geniale. Nel cantato, David è spesso assistito
da Cassie Berman, interprete squisita e più che idonea a questo
pop stravagante. Ai più, Tanglewood Numbers ricorderà un disco dei Pavement.
E' vero che l'estrazione musicale di Berman è chiaramente la stessa di
Malkmus, ma è altrettanto evidente che i Pavement hanno sempre goduto
di più visibilità rispetto ai Jews e che sono tutt'ora più popolari (anche
se di fatto non esistono più). Dunque, se da un lato il buon Malkmus ha
perso la bussola in un labirinto di suoni inquinati all'eccesso dall'elettronica,
dall'altro David ha ripreso quanto di meglio espresso in carriera e si
è concesso come mai prima d'ora. Tanglewood Numbers rischia quindi di
diventare un raro capolavoro nel suo genere
(Carlo Lancini)
www.silverjews.net
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