Partiamo dal presupposto che i Broken Social Scene sono una macchina musicale
che batte la strada tortuosa dell'indie-rock sperimentale, non sempre
con un impatto diretto. Il loro ultimo lavoro è piaciuto a parecchi addetti
ai lavori: tuttavia, come per i Clap Your Hand Say Yeah, anche l'omonimo
album di questa numerosa band di Toronto non mi ha convinto pienamente.
Convincente è però il cammino solista di Jason Collett, chitarrista
dei Broken Social Scene che, dopo la raccolta del 2004 (intitolata Motor
Motel Love Songs), si cimenta di nuovo con Idols
Of Exile. Sempre sotto l'egida della Arts & Crafts (etichetta
che pubblica solamente dischi collaterali ai Broken Social Scene), Jason
abbonda parzialmente alcune sonorità filo-californiane, arrangiando con
il produttore Howie Beck (anche lui ha appena pubblicato un album,
dai contenuti poveri di spunti positivi) un suono in bilico fra il pop
raffinato e la razionale malinconia del rock della Band. Un ottimo saggio
di questa singolare alchimia è reso dalla traccia Parry Sound,
mentre il sole della West Coast risplende nella sola I'll Bring The
Sun. Il resto del disco viaggia su melodie armoniose, talora pessimiste
(Brownie Hawkeye e Almost Summer), e spesso arricchite dal
controcanto di Amy Millian e Leslie Feist, che si cimentano
ad esempio in Fire, Hangover Days e These Are the Days.
Per la realizzazione di questo disco, Jason ed Howie Beck rendono partecipe
anche una sezione fiati che confluisce nella già buona dose di chitarre
(sempre presente quella acustica; nelle mani di Andrei Whiteman e
Kevin Drew l'elettrica): scelta che impreziosisce le già citate
Parry Sound e Fire, oltre che dare un tocco di sound Motown a Federal
Republic (sorta di Straight To Hell in versione folk). Il folk, benché
di matrice rock, è anche il motore di We All Lose One Another (dove
spiccano pianoforte e banjo) e della straordinaria Pink Night,
ballata arrangiata tradizionalmente (con pedal-steel, pianoforte e mandolino),
il cui tono si arricchisce nota dopo nota e dove il riferimento alla musica
della Band è ancora forte ed evidente. In breve anche la musica di Jason,
come quella di altri suoi colleghi (leggi The
Elected), mantiene una facciata di gusto tendenzialmente pop,
ma si rifà ad un'estrazione tipicamente mainstream, grazie all'aggiunta
di una rilevante dose di spleen. La musica di Jason è lontana dal lavoro
dei Broken Social Scene.
(Carlo Lancini)
www.jasoncollett.com
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