inserito il 03/04/2006

Willie Nile
Streets of New York
[Evangeline /IRD 2006]


"Meet Me In Washington Square, We'll Drink Wine And Dance On The Moonlight…On The Streets Of New York"
Ogni disco di Willie Nile è per lui come un nuovo esordio. Lo conferma la frequenza con cui il rocker di Buffalo, classe 1949, si presenta al suo pubblico: a partire dall'omonimo album del 1980, le sue uscite (live compresi) si contano infatti sulle dita delle mani. Cresciuto in una famiglia di amanti della musica (il nonno era pianista e il fratello un fanatico di rock'n'roll anni Cinquanta),
Willie ha potuto coltivare da sempre un senso cantautorale di stampo filosofico, che ha avuto uno sviluppo esponenziale con il suo trasferimento a New York. E' lì che è entrato in contatto con la scena rock anni Settanta e i suoi protagonisti, Television e Patti Smith su tutti. L'esordio, del 1980, rappresentava al tempo il giusto compromesso fra suoni e liriche, tanto da valergli paragoni con illustri musicisti del calibro di Bruce Sprinsgteen (suo coetaneo, ma dalla carriera già avviata) e Bob Dylan: da quel momento Nile, assieme ad altri colleghi come Elliott Murphy e Steve Forbert, entrò a pieno titolo nella schiera dei Nuovi Dylan (a tal proposito consiglio Alias Bob Dylan, un il libro di Marco Denti). Devo ammettere che, di quel suo primo disco, mi restano solo alcuni bagliori, su tutti Vagabond Moon. Il seguito, strano a dirlo, fu fulmineo e Golden Down venne pubblicato l'anno successivo: il disco viaggiava sulle traiettorie dell'esordio, con un estratto su tutti: Poor Boy, il cui andamento mi sembra ricordi molto Land Of Hope And Dreams di Springsteen. Poi, un calvario lungo dieci anni (per i soliti problemi legali con l'etichetta), interrotto grazie all'intervento della Columbia che pubblicò Places I Have Never Been, album impreziosito dalle presenze di Roger McGuinn e Richard Thompson. Risolti i suoi contrasti di etichetta, non si pensi che il buon Willie abbia poi infilato chissà quale serie positiva: infatti, l'album successivo, Beautiful Wreck Of The World, fu edito ben sette anni più tardi, nel 1999. Questa l'ultima fatica discografica prima di Streets Of New York, lavoro salutato di recente dalle belle parole spese da Lou Reed, Bono, Little Steven e Lucinda Williams. A differenza dell'album precedente, Streets Of New York risulta musicalmente più costruito: due le parentesi di ispirazione punk rock (la cover di Police On My Back dei Clash e Cell Phone Ringing), due quelle folk (le ballate Back Home - che ricorda I Want You di Dylan - e Lonesome Dark-Eyed Beauty) ed un pezzo reggae (When One Stands, con tanto di fiati). Al pari di Beautiful Wreck Of The World è invece il linguaggio utilizzato: un rock molto diretto ed efficace (Welcome To My Head, Asking Annie Out), a tratti sbarazzino, che permea la gran parte del disco. La florida rinascita di Willie sta proprio nel taglio decisamente semplice ma accattivante dei ritmi: a questo ha contribuito sicuramente la presenza illustre di Jakob Dylan, Larry Campbell (entrambi impegnati in The Day I Saw Bo Diddley In Washington Square) e dell'altro storico Wallflowers Rami Jaffee che, con il suo organo, delinea Game Of Fools in pieno Wallflowers style. La compagnia stabile che accompagna Willie in questa cavalcata di quattordici tracce è costituita dal solito entourage: Andy York alla chitarra (superbo), Brad Albetta al basso e Rich Pagano alla batteria. La simbiosi consolidata dei componenti del gruppo si traduce nel timbro fortemente chitarristico (corale e un po' jingle-jangle) di Whole World With You e nella scelta di includere nell'album anche Police On My Back, omaggio allo scomparso Joe Srummer. Chiude il disco la poetica title-track, ricca di richiami a Springsteen ed incisa col solo pianoforte e l'armonica. Streets Of New York rappresenta finalmente il culmine musicale della carriera di Willie Nile, a ben ventisei anni che lo separano dal suo esordio.
(Carlo Lancini)

www.willienile.com
www.evangeline.co.uk