Mark
Pickerel and His Praying Hands
Snake
in the Radio
[Bloodshot
2006]
  
Si rimane sempre piacevolmente spiazzati di fronte ad alcune trasformazioni,
che conducono molti artisti ad abbracciare sonorità e atteggiamenti lontani
nella sensibilità musicale dei loro anni formativi. Il caso di Mark
Pickerel segue perfettamente questo schema, essendo innanzi tutto
un batterista cresciuto nella bolgia post-punk dei primi anni ottanta,
quindi accecato dalla nuova onda psichedelia californiana dell'epoca ed
infine membro fondatore degli Screaming Trees insieme a Mark Lanegan.
Con tale formazione Pickerel resta per tutto il periodo indipendente,
arrivando alla soglia del successo e lasciando la band giusto all'indomani
dell'esordio su major. Mantenendo fede insomma alla sua figura da outsider,
un po' marginale per scelta e sempre molto indeciso sulla rotta da mantenere,
si dedica alla nuova avventura dei Truly, incidendo poi sotto lo pseudonimo
di Dark Fantastic un paio di lavori passati assolutamente innosservati.
La carriera solista è inaugurata dalla pubblicazione di Snake
in the Radio. Accreditato a nome Mark Pickerel and His Praying
Hands, il nuovo corso si lascia alle spalle gli accenti punk rock e le
deviazioni psichedeliche per affrontare sempre di più il suono scuro e
western che in questi anni Pickerel ha imparato ad amare attraverso le
sue collaborazioni con Mark Lanegan e Neko Case. Nei territori di un country
rock dagli accenti noir e con cospicue divagazioni garage sixties, Snake
the Radio è un ottimo prodotto di genere che non mancherà di affascinare
gli etimatori della frangia più tenebrosa della scena tradizionalista
americana. Le chitarre riverberate di Johnny Sangster, l'essenziale
tappeto di organo fornito da Micah Hulscher e la steel guitar di
Margrethe Bjorklund sono il collante per l'interpretazione da crooner
dello stesso Pickerel, che cita Leonard Cohen e Nick Cave fra le sue fonti
di ispirazione. Fascinose le atmosfere desertiche di I'll Wait,
Graffiti Girl e Don't Look Back e persino spettrali le tonalità
dark di Ask the Wind Ask the Dust, attraversata da un battito sintetico
di batteria che sembra sconfinare nella new wave (accenni ripresi anche
nella title track sul finale). Tuttavia Pickerel e soci sanno inglobare
all'interno del loro suono cadenze sixties che rendono la musica di Snake
the Radio - attraente copertina che fa il verso allo storico logo della
"Voce del padrone" - meno prevedibile del dovuto: ecco spuntare la pigrizia
soul rock di Forest Fire, il travolgente miscuglio surf garage
di A Town Too Fast for Your Blues sino alla solarità r&b di Sin
Tax Dance, con un piano blues sullo sfondo. Ha scelto una via battuta
Mark Pickerel e non sarà semplice distinguersi tra le maglie di uno stile
ormai consolidato, ma al momento la musica di Snake the Radio non sembra
assolutamente stancare.
(Fabio Cerbone)
www.markpickerel.com
www.bloodshotrecords.com
|