Gli Strokes sono una band chiacchierata, tanto è vero che
la ritroviamo inaspettatamente fra le tematiche del nostro forum. Di recente,
molte testate musicali hanno speso fiumi di parole su di loro: alcune
(le più professionali) per parlare del loro ultimo First Impressions
Of Earth, altre per addentrarsi nei dettagli della vita privata
di questa band Newyorkese. Vale a dire, fidanzate eventuali (alcune illustri,
come Drew Barrymore, che sta con il batterista Fabrizio Moretti), litigi
interni e scenate da rock-stars nevrotiche e viziate. Noi, che raramente
battiamo sentieri extra-musicali, parleremo del loro ultimo album per
quello che rappresenta. Inizierò col dire che considero il loro album
Is This It un piccolo capolavoro, capace di riaprire i battenti ad un
rock and roll urbano, sordido e fulmineo, fatto di guizzi chitarristici
di prim'ordine. Una gemma a cui seguì però un lavoro discutibile, Room
On Fire, dalle sonorità improvvisate e solo mediamente buone. First Impressions
Of Earth ha avuto però una gestazione più lunga rispetto a Room On Fire,
durante la quale Nick Vallesi ed Albert Hammond Jr. hanno
saputo trovare nuovi stimoli e si sono destreggiati in abili digressioni
leziose: nuovi riffs contagiano il marchio di fabbrica dei due in Razorblade;
l'incedere aggressivo caratterizza invece Juicebox, che ricorda
Peter Gunn Theme del compositore Henry Mancini. Soltanto il cantante,
il leader Julian Casablancas, sembra aver perso la focosità degli
esordi e canta qui in maniera più fiacca: è proprio quest'ultimo, a mio
avviso, l'anello debole della catena. Quello che ne deriva è dunque un
ibrido che attraversa di frequente l'Atlantico per avvicinarsi vagamente
agli Smiths: è il caso di Killing Lies, Electricityscape
(versione più briosa rispetto allo stile di Morrissey e Marr) e di On
The Other Side. La latitanza del produttore David Kahne (che nella
sua carriera ha spaziato da Tony Bennett ai Fishbone, passando dalle Bangles)
si è tradotta in poca incisività e ha portato ad un libero fluire di inutili
brani trasversali, come Ask Me Anything (insignificante dal punto
di vista musicale, ma non della lirica), e tributi al suono dei concittadini
Talking Heads (You Only Live Once) e Television. Qualcuno trova
che in First Impressions Of Earth ci siano delle buone idee da sviluppare:
tuttavia, in cinquantuno minuti di musica (che per gli Strokes sono un'infinità),
con un po' di fantasia si può leggere di tutto e di più. Ritengo infatti
che questi quattordici brani siano un'esagerazione: la formula di Is This
It non è stata rinnovata e questo è un aspetto penalizzante che non fa
di First Impressions Of Earth il disco della svolta. Anzi, la mancanza
di genuinità dell'album si tramuta nella smaniosa ricerca di una formula
economicamente vincente. Si tratta solo di un lavoro appena sufficiente,
con un singolo azzeccato (Juicebox) e tanta voglia di rock and roll, celata
dietro a lustrini e perline. Non voglio nemmeno ipotizzare le strategie
di marketing che possono dettare le regole di pubblicazione di questo
disco, avvenuta nei primi giorni del nuovo anno.
(Giovanni Manzoni)
www.thestrokes.com
|