inserito
05/11/2007 |
![]() Moriarty
Siamo sempre con lo sguardo rivolto oltreoceano, un orecchio teso oltremanica
e il naso rivolto agli antipodi australiani per cercare suoni e umori a noi cari.
Ultimamente poi ci capita spesso di tastare la produzione delle prolifiche terre
scandinave, ma i nostri cugini d'oltralpe li avevamo un po' trascurati. Eppure
proprio la Francia è notoriamente il "refugium peccatorum" di molti reietti della
canzone americana (da Elliott Murphy a Calvin Russell), a dimostrazione di un
pubblico storicamente molto più attento del nostro ad una certa cultura. Stavolta
però capita che nei locali parigini una affascinante chanteuse francese di nome
Rosemary Standley, autoproclamatasi "cantante, diva cremisi e figlia di
una country-singer", abbia incontrato altri quattro musicisti con cui suonare
per le strade di tutta la Francia, prima di arrivare a produrre con questo Gee
Whiz But This Is A Lonesome Town il loro primo sorprendente album. Moriarty,
il nome della band, nonché l'eroe oscuro dell'On The Road di Kerouac, è diventato
anche il cognome d'arte di tutti i componenti della band, un segno di appartenenza
alla Traveling Wilburys per omaggiare la vita da strada e il mito americano. Un
randagismo cercato anche nella scelta degli strumenti: un basso a due corde, un'armonica
arrugginita, una vecchia valigia usata come batteria, insomma l'arte di arrangiarsi
degli artisti di strada portata in uno studio di registrazione. Il folk della
bella romanza di Private Lily, il country
della bucolica Cottonflower, il blues della
tesa Fireday, le tradizioni irlandesi nel
rigore di OshKosh Bend: nelle vene della loro
musica passa di tutto, ma ora che escono dal loro mondo fatto di pasti guadagnati
girando col piattino tra il pubblico di passanti, possono tranquillamente paragonarsi
a nomi freschi e quotati come i Blanche (li ricordano nel singolo Jimmy),
confrontarsi con l'inventiva dei mille intrecci di strumenti dell'ultimo Iron
& Wine, stare al passo con il country-folk di tutta la scena indie/alt-country.
Ma i confini dei Moriarty non finiscono qui: l'eccentrica Rosemary si trasforma
talvolta nella pazza cuoca da cabaret di Lovelinesse,
oppure nella geisha nipponica di Tagono*Ura,
altrove, in Whiteman's Ballad, si cala nella
storiografia rurale americana per omaggiare Paul Whiteman, il King Of Jazz, grande
big band director alla Duke Ellington. Gee Whiz But This Is A Lonesome Town è
un disco sragionato e senza un vero filo logico forse, ma condito con grande gusto
da chitarre e dobro che ti fendono la pelle, un'armonica che ti impasta le orecchie
con il fango del delta e una voce che non capisci mai quando recita o quando canta,
che semplicemente ti trascina in un mondo tutto suo, fatto di vite bohémien e
miti da letteratura. Già ai tempi dello shock multietnico di Mlah dei Les Negresses
Vertes (era il 1988) i francesi ci avevano dato lezioni di crossover di stili
e melting pot di culture, ma che dovessimo aspettare una sconclusionata accolita
di parigini dediti alla pura naiveté dell'arte per sognare di nuovo quelle fughe
in Messico raccontate nella intrigante Motel,
ci sembra davvero il colmo.. |