inserito 11/04/2008

American Mars
Western Sides
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Gangplank records  2008
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Tre dischi in dieci anni di attività sono al giorno d'oggi una vera anomalia, oltre che un suicidio in termini di visibilità. Malauguratamente i comandamenti del mercato discografico, a maggior ragione nel vivace e confuso sottobosco indie, sembrano prediligere l'inflazione a scapito della qualità. Il caso dei quattro American Mars da Detroit è assai più complesso: hanno stretto la cinghia e serrato le fila, gettando il cuore oltre l'ostacolo per realizzare Western Sides, seguito molto sofferto di quel No City Fun (2003) che aveva aperto qualche spiraglio di considerazione fra la crtica specializzata e il pubblico delle college radio. La loro avanzata artistica si è difatti interrotta bruscamente, a causa della grave forma di cancro che ha colpito il bassista Garth Girard. Session lasciate a metà, due anni passati ad organizzare progetti e concerti per raccogliere fondi per le sue cure mediche, poi finalmente la guarigione e una nuova speranza. Western Sides viene completato nella scorsa primavera e pubblicato all'alba del 2008 grazie alla Gangplank Records.

L'interminabile gestazione tuttavia non ha minimamente influito sulla tenuta d'insieme del disco, che anzi punta tutte le sue fiches sulla seducente resa sonora, sulle atmosfere dilatate di un rock delle radici screziato da tentazioni pop e un vago sentore di deserto. I tour di spalla con Clem Snide, Black Heart Processsion e Magnolia Electric Co. hanno lasciato qualche solco, in queste ballate amare dove la voce languida di Thomas Trimble si contorce su tematiche e soggetti in crisi, facendo i conti con una vita adulta che comincia a chiedere il conto. Il songwriting è dunque profondo e maturo, malinconico e colmo di confessioni, la musica ne riflette i sentimenti, dando vita ad un disco di confine fra l'alternative country più accorato (Marionette possiede il passo dei migliori Jayhawks) e certo rock mainstream alla Counting Crows (Anne Marie non dovrebbe dispiacere ad Adam Duritz). È la pedal steel insistente di David Feeny (già nei Blanche, qui anche produttore) a suggerire un sostrato rootsy (subito in grande spolvero nel piccolo capolavoro in apertura, Long Walk Home, gioiello dell'intero Western Sides), mentre la cura delle parti vocali e l'incrociare timido e vellutato delle chitarre elettriche riporta ad un rock'n'roll più leggiadro (Who Here?, Better Angels, Do Me A Favor).

Nell'uso frequente di riverberi e nelle cadenze stesse della vocalità di Trimble escono allo scoperto persino delle lontane inflessioni alla U2 (Make It Up pare proprio una lunga coda del "periodo americano" degli irlandesi con Lanois), nonostante l'equilibrio raggiunto dagli American Mars li ponga mediamente al di sopra delle tante band di genere: qui ci sono sufficienti canzoni e altrettante idee per aspirare a qualcosa di più autorevole. Speriamo ritrovino anche una certa regolarità discografica.
(Fabio Cerbone)

www.americanmars.com
www.gangplankrecords.com


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