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Buffalo
Killers
Let It Ride
[Alive records
2008]
 
Il suono bastardo dei Buffalo Killers se ne frega del manierismo
e se ne esce come un disco anni settanta, power-trio con due fratelli
per il basso e la chitarra, quasi fossimo tra i Cream e l'Allman Brothers
Band, deviando per i Black Crowes (forse il gruppo a cui somigliano di
pių). Non tiriamo in ballo i giovani Kings of Leon nel nostro gioco di
rimandi, che di quelli questo sound č ormai un ricordo fermo al solo primo
album. I Buffalo Killers invece, al secondo di tal fatta almeno ci sono
arrivati. Loro sono i Gabbard bros., Andrew alla sei corde e Zachary
con quattro, J. Saabali alla batteria per un cd pių idoneo ad ascoltarsi
su vinile, tant'č che un'edizione limitata dello stesso se ne viene fuori
in lp, espansa di un concerto, bonus tracks di una serata all'Orpheum
Theatre di Los Angeles.
E allora Let it Ride si lascia correre davvero, con quello
stile elettrico e pastoso, sporcato di una voce annegata in vortici di
psichedelia, comprensibile fin dalla copertina dei ragazzi un po' barbuti,
tardo-capelloni che giocano al rock'n'roll. Sia pur questa la filosofia
di Dan Auerbach dei Black Keys, che ha prodotto l'album grondante
di "sudismi", matrice hard-blues di certo qual rock dannatamente datato.
Ma che piace ancor sentire, quasi fossero gli Zeppelin senza ancora avere
un nome, o una qualsiasi garage-band destinata alla rivoluzione.
I Buffalo Killers entrano in campo cosė, con quell'aria da "quasi famosi"
ad aprire i concerti degli stessi Black Crowes o Black Keys, ma quanto
mai apprezzabili in tutta la loro veste di "non arrivati". Sfoderano
grumi d'overdrive impaludati in Get Together
Now Today o nella title - track, dove la chitarra "barrisce"
letteralmente alla maniera di Slow-hand su di un impasto bi-vocale tendente
al falsetto: Let It Ride č emblematico
dei riferimenti del gruppo, e potente; If I Get
Myself Anywhere corre dietro alla batteria come un rock'n'roll
visionario e lisergico; It's a Shame sta
tra Politician e Born Under a Bad Sign come le nuvole tra il sole e la
terra. Ma non dimentichiamo neppure i paesaggi folkie cristallizzati nei
richiami acustici di Give And Give
o Heart In Your Hand come facevano
i Led Zeppelin di Over The Hills And Far Away o dell'altrettanto consacrata
Misty Mountain Hop. I Buffalo Killers hanno assimilato quella lezione,
e quando l'ultima Black Paper svela
persino dei cenni grunge che finora avevamo solo supposto, ci accorgiamo
che, quando non sono annacquate, le ceneri del mito fumano ancora.
(Matteo Fratti)
www.buffalokillers.com
www.myspace.com/buffalokillers
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