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Jonny
Kaplan & The Lazy Stars
Seasons
[Ripe
Records 2008]

Ho scoperto l'esistenza di Jonny Kaplan grazie alla recensione
dell'amico Carlo Lancini relativa al precedente lavoro Ride
Free che mi aveva parecchio incuriosito. Purtroppo non riuscii
a procurarmelo e quindi la conoscenza con l'artista è stata rinviata di
qualche anno; l'occasione si è materializzata grazie al tour di Kaplan,
portato in Italia dalla Curtis Lowe di Luca Crippa, che sta "pescando"
molto bene tra la scena minore americana. Il concerto in oggetto si è
tenuto in quel di Varedo (Mi), all'ottimo Milwaukee nel mese di maggio.
La serata è stata memorabile, mi sono trovato di fronte un'artista di
notevole spessore (dovrebbe avere una platea ben più vasta) che ha presentato
live quest'ultimo lavoro intitolato Seasons.
Il disco è a dir poco entusiasmante e, se non fosse per lo strepitoso
Mudcrutch di Tom Petty, a mio avviso meriterebbe la palma di miglior album
del genere uscito nel 2008. Eh si perché il suono del simpatico, modesto
e bravissimo Jonny sta proprio dalle parti di quello dell'amato Tom anche
se poi, tra le pieghe, ben più insistenti sono le iniezoni di Gram Parsons,
Ryan Adams, Dylan e soprattutto Rolling Stones, grandi amori di Kaplan
sin dagli inizi della sua carriera che lo vede qui al terzo sforzo. Nativo
di Philadelphia ma trasferitosi in California, il non più giovanissimo
Jonny (credo sia verso la quarantina) colpisce per il suo cantato indolente
e strascicato che cattura sin dal primo ascolto, affascina per la sua
scrittura matura e piena (le nove canzoni paiono un best), è un grande
chitarrista (chi lo ha visto dal vivo potrà confermarlo nonostante il
ruolo solista sia del fido e bravo Rik Sanchez): in Long
Rain (stratosferica) ascoltata dal vivo, il suo assolo incanta,
insomma essendo pure simpatico ed affabile direi che è un personaggio
raro, prezioso e da custodire gelosamente.
I Lazy Stars risplendono essi stessi di luce propria e nell'economia
del disco non sono semplici comprimari, mentre tra gli ospiti è doveroso
segnalare la presenza di Rami Jaffee (Wallflowers) alle tastiere,
direi fondamentale nel dare ampiezza e profondità al suono della band.
L'album, pur nella sua assassina brevità (35'50"!) è di quelli da anni
'60, cioè con nove singoli potenziali dei quali vorrei spendere una lode
particolare per la dolcissima ed evocativa Seasons
(qui Mr. Kaplan realizza la sua Mr. Tambourine Man), per Smoking
Tar, che in apertura ci fa capire quanto il disco sia imbevuto
anche di Stones, proprio come in Golden Years,
che è la sua Wild Horses, per Miracle Mile Madonna,
Dylaniana dalla testa ai piedi. Basterebbero queste sottolineature, credo,
a scardinare il vostro scetticismo ma per metterci il carico da 11 vi
riferirò che Kaplan è l'artista preferito da Lucinda Williams, una che
se ne intende, nonché probabile sostituto di Ryan Adams nell'ipotesi di
una reunion dei mitici Whiskeytown, penso che basti.
(Gianni Zuretti)
www.myspace.com/jonnykaplan
www.cdbaby.com
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