inserito 23/07/2008

Jonny Kaplan & The Lazy Stars
Seasons
[
Ripe Records
2008
]



Ho scoperto l'esistenza di Jonny Kaplan grazie alla recensione dell'amico Carlo Lancini relativa al precedente lavoro Ride Free che mi aveva parecchio incuriosito. Purtroppo non riuscii a procurarmelo e quindi la conoscenza con l'artista è stata rinviata di qualche anno; l'occasione si è materializzata grazie al tour di Kaplan, portato in Italia dalla Curtis Lowe di Luca Crippa, che sta "pescando" molto bene tra la scena minore americana. Il concerto in oggetto si è tenuto in quel di Varedo (Mi), all'ottimo Milwaukee nel mese di maggio. La serata è stata memorabile, mi sono trovato di fronte un'artista di notevole spessore (dovrebbe avere una platea ben più vasta) che ha presentato live quest'ultimo lavoro intitolato Seasons.

Il disco è a dir poco entusiasmante e, se non fosse per lo strepitoso Mudcrutch di Tom Petty, a mio avviso meriterebbe la palma di miglior album del genere uscito nel 2008. Eh si perché il suono del simpatico, modesto e bravissimo Jonny sta proprio dalle parti di quello dell'amato Tom anche se poi, tra le pieghe, ben più insistenti sono le iniezoni di Gram Parsons, Ryan Adams, Dylan e soprattutto Rolling Stones, grandi amori di Kaplan sin dagli inizi della sua carriera che lo vede qui al terzo sforzo. Nativo di Philadelphia ma trasferitosi in California, il non più giovanissimo Jonny (credo sia verso la quarantina) colpisce per il suo cantato indolente e strascicato che cattura sin dal primo ascolto, affascina per la sua scrittura matura e piena (le nove canzoni paiono un best), è un grande chitarrista (chi lo ha visto dal vivo potrà confermarlo nonostante il ruolo solista sia del fido e bravo Rik Sanchez): in Long Rain (stratosferica) ascoltata dal vivo, il suo assolo incanta, insomma essendo pure simpatico ed affabile direi che è un personaggio raro, prezioso e da custodire gelosamente.

I Lazy Stars risplendono essi stessi di luce propria e nell'economia del disco non sono semplici comprimari, mentre tra gli ospiti è doveroso segnalare la presenza di Rami Jaffee (Wallflowers) alle tastiere, direi fondamentale nel dare ampiezza e profondità al suono della band. L'album, pur nella sua assassina brevità (35'50"!) è di quelli da anni '60, cioè con nove singoli potenziali dei quali vorrei spendere una lode particolare per la dolcissima ed evocativa Seasons (qui Mr. Kaplan realizza la sua Mr. Tambourine Man), per Smoking Tar, che in apertura ci fa capire quanto il disco sia imbevuto anche di Stones, proprio come in Golden Years, che è la sua Wild Horses, per Miracle Mile Madonna, Dylaniana dalla testa ai piedi. Basterebbero queste sottolineature, credo, a scardinare il vostro scetticismo ma per metterci il carico da 11 vi riferirò che Kaplan è l'artista preferito da Lucinda Williams, una che se ne intende, nonché probabile sostituto di Ryan Adams nell'ipotesi di una reunion dei mitici Whiskeytown, penso che basti.
(Gianni Zuretti)

www.myspace.com/jonnykaplan
www.cdbaby.com


<Credits>