inserito 18/02/2008

Lightspeed Champion
Falling Off The Lavender Bridge
[Domino  2008]



Dai club londinesi più alla moda alle cure di Mike Mogis e della Saddle Creek in Nebraska: una giravolta di stile e attitudine che lascia quanto meno perplessi ad una prima lettura, fin quando non scorrono le note di Galaxy of the Lost Hynes, introdotta altresì da una breve scheggia per chitarre acustiche e pedal steel che pare dettare le coordinate successive dell'intero Falling Off the Lavender Bridge. L'esordio in casa Domino è per Lightspeed Champion un cambio di rotta radicale rispetto alle evoluzioni tecno-punk dei Test Icisles, trio britannico nel quale la voce di Devonte Hynes (questo il vero nome del nostro protagonista) faceva da collante su una base di rimasugli, cultura pop fatta a pezzetti. Con quella capigliatura improbabile e quel colore della pelle ti aspetteresti, assalito dai normali pregiudizi, un risultato ben diverso dalle delicate nenie folk pop che farciscono Falling Off the Lavender Bridge: è invece esattamente il nuovo abito scelto da Haynes per fare emergere un songwriting ed una tessitura musicale insospettabile, la stessa che per forza di cose lo avvicina alle conquiste di Bright Eyes.

Un nome con il quale, volente o nolente, Lightspeed Champion deve fare i conti alla svelta: non solo la stessa produzione di Mogis ne impone l'accostamento, ma anche l'anima di queste ballate un poco trasognate, tenui bozzetti che spiattellano - con l'aiuto di musicisti provenienti da Tilly and the Wall, Good Life e The Faint - melodie dolcissime, un cuore country folk e molta passione per armonie pop che avvolgano come una coperta calda. Il contrasto con i testi figli di una filosofia da autentico "nerd" (così direbbero gli americani) è assai evidente: Haynes è stizzito, deluso, indisponente, rimugina sulla vita e sulla sua condizione di escluso sociale, mettendo in fila pesieri assai poco luminosi. La musica sembra lenire le ferite, allontanando una possibile mestizia terminale: l'esplosione di colori di Tell Me What It's Worth, con la costante presenza della seconda voce femminile di Emmy The Great, l'interminabile suite, quasi dieci minuti, di Midnight Surprise: My Time Spent Down the Lavender, vero manifesto del disco, il battito più elettrico di I Could Have Done This Myself, il cullare accomodante di una Everyone I Know Is Listening to Crunk che sa di country senza sposarne definitivamente gli stilemi, rappresentano tutte insieme l'espressione di un talento da non sottovalutare.

I già ricordati debiti formativi nei confronti di Conor Oberst (Bright Eyes) ci sono tutti, eppure la scioltezza attraverso cui svicolano le melodie di Let the Bitches Die e Devil Tricks for a Bitch, la nonchalance con la quale mettono in fila sezioni d'archi, pedal steel, strumenti acustici legati alla tradizione e testi a dir poco provocatori, indicano che quella dipendenza forse verrà presto abbandonata. Nel frattempo Falling Off the Lavender Bridge è una delle migliori sorprese dell'universo indipendente americano di questo inizio 2008.
(Fabio Cerbone)

www.lightspeedchampion.com
www.myspace.com/lightspeedchampion


<Credits>