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Cliff
Murphy
Bay State Lullaby
[Mill
Town Records 2008]

In effetti già da un po' di tempo mi stavo chiedendo che fine avesse fatto
l'altra metà dei Say Zuzu, uno dei gruppi in grado di cavalcare l'onda
di punta del movimento alternative di recente memoria. Tra gli spazi angusti
di quel temporale di sensazioni la band del New Hampshire si era ritagliata
uno spazio di tutto rispetto, soprattutto con i due album realizzati nella
metà avanzata degli anni novanta, Highway Signs & Driving Songs e Take
These Turns, piccole gemme che ancora brillano di luce propria. Se Jon
Nolan era la voce con il pungiglione e il lato più battagliero e rockeggiante,
Cliff Murphy ristabiliva gli equilibri con quelle smerigliature
country che addolcivano la tradizione imbevendola di intimità e trasporto.
Di lui ricordo alcune ballate da brividi e un senso della melodia non
comune, ingredienti che rendono appetitoso questo esordio solista, un
disco genuino e brillante, ben suonato e raccontato con il cuore.
Effettivamente dopo l'esperienza Hog
Mawl, un esperimento riuscito da parte dei due leader che si
erano cimentati con la tradizione più pura, di Cliff si erano perse le
tracce. Nel tempo la musica per lui è diventata una passione, quella che
trasuda limpida dai solchi che dividono le loro pulsazioni tra il country
più classico, un'infarinata roots e una buona dose di traditional folk,
tanto per non farsi mancare nulla. La band che lo accompagna, The Massachusetts
Trust Company, è ben rodata e affiatata, e la pedal steel di Bruce
Derr dipinge meraviglie su un wall of sound che scende dagli Appalachi,
attraversa il Mississippi e vagabonda qua e là tra la polvere e le meraviglie
del deserto. Gli Everybodyfields, un gruppo folk rock che adombra
una sorta di next big thing nello scenario a stelle e strisce dà una mano
in due canzoni, ed è soprattutto la bella voce di Jill Andrews
a farsi notare in The Way I Was Back Then,
un folk-blues con il dobro in prima fila a richiamare Jimmie Rodgers e
i numerosi epigoni che si sono divisi la scena, e nella conclusiva Bay
State Lullaby, la canzone che forse più di ogni altra ricorda
il marchio di fabbrica Say Zuzu, una grande ballata che pretende di essere
ascoltata a cuore aperto.
Quello che veleggia in mezzo non è da meno, melodie sbottonate, sapori
antichi, ritmi dei quali si sono perse le tracce caratterizzano una sequenza
che se non trascende i confini di un disco ben riuscito, offre se non
altro spunti deliziosi e corroboranti, come l'iniziale Take
It On The Chin, una bella cavalcata a passo di steel, la gradevolissima
Happy & Confused, con il banjo e la
fisarmonica di Scott Roy a marcare il territorio folk, il roots rock di
Terminal Blues e Another
Good Man Gone Bad, l'old country Jesus,
Do You Know This Lamb?, l'uptempo So
Long Buddy fino alla straordinaria Medicine,
una ballata perfetta che respira a pieni polmoni l'aria della grande musica,
quella che oggi paga un debito sproporzionato all'ombra che vorrebbe oscurare
anche questi piccoli posti al sole, ma per fortuna non ci riesce.
(David Nieri)
www.cliffmurphy.com
www.cdbaby.com
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