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Joe
Purdy
Take my Blanket and Go
[Joe
Purdy Records
2007]
 
Se i signori nessuno della musica non sono pochi, quelli che riescono
a scrivere grandi canzoni sono ancora meno. Nel caso in questione possiamo
tranquillamente affermare che Joe Purdy appartiene a entrambe le
categorie. Un artista molto particolare, capace di sfornare ben nove dischi
dal 2001, anno del suo trasferimento dall'Arkansas alla West Coast, versante
Los Angeles, dove prima di dedicarsi completamente alla musica si divide
tra vari mestieri prima di centellinare sui tasti di un pianoforte l'imprinting
di una carriera. Qualcuno lo nota, un accordo con la Warner/Chappel gli
dischiude qualche porticina, e questo basta perché la brezza di un talento
risuoni amplificata tra le pareti che contano. Una sua canzone rivista
e corretta per l'occasione, Wash Away, si fa notare nel 2004 grazie al
serial Lost, e da qui ha inizio una sorta di culto 'digitale' nei confronti
di un autore che comincia a farsi apprezzare, specialmente in rete. In
seguito anche un altro serial di successo, Grey's Anatomy, utilizza alcuni
dei suoi brani, poi è la volta di uno spot per una nota marca automobilistica
(la canzone è Can't Get It Right Today), che contribuisce a segnare ulteriormente
il passo di un giovane songwriter dotato di un talento fuori dal comune.
L'ossatura dei vari brani è scarna, pochi gli strumenti, utilizzati in
modo parco, forse per non appesantire i ricami introspettivi, tristi e
malinconici dipinti da una voce che talvolta ricorda l'Adam Duritz periodo
This Desert Life. Grandi canzoni, disarmanti nella loro semplicità, frutto
di un'ispirazione fresca e genuina, a partire dall'iniziale San
Jose, una ballad elettroacustica insaporita da un'armonica
iniziale, con un organo a tessere lontani echi fantastici. Take
My Blanket And Go è uno dei punti di forza della raccolta,
la chitarra elettrica e i tocchi soffici del piano sfiorano un crescendo
impressionante che lascia senza fiato, ma è un po' tutto il disco a muoversi
quasi distrattamente su una struttura portante notevole, basta ascoltare
l'intro pianistico di Good Days, l'alba
di una giornata che risplende e si aggrappa al cuore, oppure la sofferta
e minimale Sinkin' Low, una confessional
song tersa come un cielo invernale. Take My Blanket And Go
è innanzitutto un album di grandi ballate che spesso si orientano verso
la tradizione folk, vedi Goldfish
o la dylaniana You Should, con una
concessione ai sussurri sixties di White Picket
Fence, tanto per non dimenticare l'incipit di una storia ancora
in corso.
Difficile districarsi e privilegiare qualche brano rispetto a un altro,
basterebbero la pianistica e soffusa Wood Box
o la conclusiva Brooklyn Is Calling
per giustificare il prezzo del biglietto. Oltretutto c'è già un nuovo
disco in uscita, Last Clock On The Wall, poi tutti gli altri, ancora da
scoprire (tra questi You Can Tell Georgia, bellissimo). Non resta che
prendere la coperta e aspettare che le sue melodie si riflettano limpide
nell'anima.
(David Nieri)
www.joepurdy.com
www.myspace.com/joepurdy
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