inserito 27/06/2008

Joe Purdy
Take my Blanket and Go
[
Joe Purdy Records
 2007]



Se i signori nessuno della musica non sono pochi, quelli che riescono a scrivere grandi canzoni sono ancora meno. Nel caso in questione possiamo tranquillamente affermare che Joe Purdy appartiene a entrambe le categorie. Un artista molto particolare, capace di sfornare ben nove dischi dal 2001, anno del suo trasferimento dall'Arkansas alla West Coast, versante Los Angeles, dove prima di dedicarsi completamente alla musica si divide tra vari mestieri prima di centellinare sui tasti di un pianoforte l'imprinting di una carriera. Qualcuno lo nota, un accordo con la Warner/Chappel gli dischiude qualche porticina, e questo basta perché la brezza di un talento risuoni amplificata tra le pareti che contano. Una sua canzone rivista e corretta per l'occasione, Wash Away, si fa notare nel 2004 grazie al serial Lost, e da qui ha inizio una sorta di culto 'digitale' nei confronti di un autore che comincia a farsi apprezzare, specialmente in rete. In seguito anche un altro serial di successo, Grey's Anatomy, utilizza alcuni dei suoi brani, poi è la volta di uno spot per una nota marca automobilistica (la canzone è Can't Get It Right Today), che contribuisce a segnare ulteriormente il passo di un giovane songwriter dotato di un talento fuori dal comune.

L'ossatura dei vari brani è scarna, pochi gli strumenti, utilizzati in modo parco, forse per non appesantire i ricami introspettivi, tristi e malinconici dipinti da una voce che talvolta ricorda l'Adam Duritz periodo This Desert Life. Grandi canzoni, disarmanti nella loro semplicità, frutto di un'ispirazione fresca e genuina, a partire dall'iniziale San Jose, una ballad elettroacustica insaporita da un'armonica iniziale, con un organo a tessere lontani echi fantastici. Take My Blanket And Go è uno dei punti di forza della raccolta, la chitarra elettrica e i tocchi soffici del piano sfiorano un crescendo impressionante che lascia senza fiato, ma è un po' tutto il disco a muoversi quasi distrattamente su una struttura portante notevole, basta ascoltare l'intro pianistico di Good Days, l'alba di una giornata che risplende e si aggrappa al cuore, oppure la sofferta e minimale Sinkin' Low, una confessional song tersa come un cielo invernale. Take My Blanket And Go è innanzitutto un album di grandi ballate che spesso si orientano verso la tradizione folk, vedi Goldfish o la dylaniana You Should, con una concessione ai sussurri sixties di White Picket Fence, tanto per non dimenticare l'incipit di una storia ancora in corso.

Difficile districarsi e privilegiare qualche brano rispetto a un altro, basterebbero la pianistica e soffusa Wood Box o la conclusiva Brooklyn Is Calling per giustificare il prezzo del biglietto. Oltretutto c'è già un nuovo disco in uscita, Last Clock On The Wall, poi tutti gli altri, ancora da scoprire (tra questi You Can Tell Georgia, bellissimo). Non resta che prendere la coperta e aspettare che le sue melodie si riflettano limpide nell'anima.
(David Nieri)

www.joepurdy.com
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