inserito 03/04/2009

David Grissom
10.000 Feet
[
Wide Lode 2009]



Pronti via, partenza col botto: la chitarra gratta via la vernice dai muri dello studio, le valvole dell'amplificatore si surriscaldano e Keep a Rollin' On prende il largo. Un rockaccio tutta benzina e cuore come non se ne sentivano da tempo. American rock'n'roll purissimo quello che squarcia il cielo e la strada di 10.000 Feet, l'inaspettato ritorno di David Grissom, manico extraordinaire dal Texas e uno dei chitarristi più riconoscibili del rock da strada (per chi scrive, secondo solamente all'Heartbreaker Mike Campbell in quanto a tocco e sensibilità). Non dovrei spiegare forse a chi legge queste righe il suo lavoro essenziale al fianco di Joe Ely e John Mellencamp, soltanto per ricordare i più noti. Eppure la sua carreira solista, come spesso capita ai grandi strumentisti, non è mai decollata: non certamente con gli Storyville, per lo più deludenti, non con il precedente Loud Music, passato inosservato, forse giustamente mi verrebbe da aggiungere

10.000 Feet è tutta un'altra musica, diciamolo subito, forse la trovata migliore che sia riuscita a Grissom fino ad oggi, escluse evidentemente le sue partecipazioni in dischi altrui: è come se avesse fatto tesoro delle esperienze passate, prendendo diligentemente nota di come vada scritta una canzone rock, dritta al bersaglio. Ci ritroviamo così dodici brani che svolazzano sulle note di un rock stradaiolo dalla presa facile (la stessa 10, 000 Feet, Jet Trails in the Sky), un suono roccioso (Ain't No Game at All, Gone and Lonesome) eppure melodico, tra ballate che inseguono le radici del musicista (splendida Take Me Back to Texas), con quel tanto di tocco radiofonico che non guasta affatto (la più ruffiana Ain't No Other Way, che in effetti sfugge di mano). Il vecchio amico Kenny Aronoff pesta come un ossesso e lascia il segno ai tamburi in qualche brano, anche se la sezione ritmica è completata da Chris Layton e Scott Nelson con l'aggiunta di Michael Ramos alle tastiere, mentre al resto ci pensa la chitarra di Grissom, ovviamente un fulmine di tecnica e precisione, ma sempre concentrata sulla resa delle canzone.

Certo, il nostro non è ancora un autore fatto e finito, e allora è quasi obbligato ad inserire un po' di "ginnastica" strumentale in Sqwawk, Butterbean Friday e Dover Soul, bluesacci con un'anima fra swamp rock e texas shuffle di cui avremmo anche fatto a meno. Non perchè non siano piacevoli all'ascolto, per carità, ma perchè il Grissom interprete e cantante (una voce non appariscente, ma efficace) ha da mostrare altri numeri e una consapevolezza del proprio talento, che vi sfido a cercare soprattutto nel finale. Si tratta degli episodi più vicini alla musicalità della sua terra: True Love Don't Work That Way, scritta con Stephen Bruton, è una ballad elettrica d'impeto, trascinante nella sua classica struttura country rock, mentre Good Day for the Blues, complici il violino di Warren Hood e i raddoppi vocali di Carolyn Wonderland, ci riporta ad una dimensione più tradizionale, acustica e folk, chiudendo con stile un disco molto positivo, che potrebbe davvero aprire una nuova strada per questo musicista.
(Davide Albini)

www.davidgrissom.com
www.myspace.com/davidgrissommusic


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