inserito 16/11/2009

Shannon McNally
Coldwater
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Shannon McNally  2009]



Shannon McNally raccoglie i cocci di una carriera promettente e - come spesso accade anche ai migliori talenti - andata un po' in frantumi dopo l'interessante Geronimo. Un silenzio discografico interminabile, cinque anni dall'ultima prova di studio, che viene interrotto cercando disperatamente le proprie radici di musicista. Coldwater porta il titolo della località del Mississippi dove queste otto canzoni sono state registrate in presa diretta, due giorni di prove e una band rigorosamente dal vivo. Rappresentano anche l'ultima testimonianza di Jim Dickison (qui al piano) fra le mura del suo Zebra Ranch prima che ci lasciasse: il mood impresso insieme agli Hot Sauce (Wallace Lester alla batteria, Jake Fussell al basso e l'ottimo talento di Eric Deaton alle chitarre) ha il sapore inconfondibile del vecchio marpione di Memphis, che sembra condurre le danze a distanza, assecondando Shannon McNally in questa romantica luna di miele sudista. Reso disponibile al momento soltanto in formato digitale (acquistabile dal sito dell'artista o presso cdbaby), Coldwater è evidentemente un "ripiego" per leccarsi le ferite, ma anche una presa di posizione di orgoglio, mostrando un talento che non si è assopito, ma pare piuttosto costantemente in cerca della milgiore voce possibile.

Shannon McNally si è incamminata qui sulla via di Lucinda Williams e Mary Gauthier, pur con un stile southern dall'indole country blues pigra e cadenzata: l'idea è che l'esuberanza elettrica di Geronimo e della produzione più mainstream di Charlie Sexton sia oggi ribalatata fra il laid back di This Ain't My Home, nel sensuale walzer di Jack B. Nimble, giocando a carte scoperte perisno nella scelta della cover (due per l'esattezza su otto brani che hanno voglia di dilatarsi e improvvisare in sala d'incisione). La prima è una fedele rivistazione, sempre in quella chiave indolente che arriva dal profondo delta del Mississippi, della Lonesome, Ornery and Mean di Waylong Jennings, mentre la seconda dylaniana Positively 4th Street viene affrotata con più personalità, rischiando forse di stemperare l'epica dell'originale e tuttavia testimoniando le caratteristiche della McNally.

Una ragazza di New York che ormai ne ha fatta di strada e pare lontanissima dai miraggi pop rock di inizio carriera o dalle stesse collaborazioni conn il citato Sexton e Neal Casal. Si è trasferita armi a bagagli a New Orleans, ha vissuto il dramma di katrina, si è immersa nei suoni e nelle visioni sudiste, inventandosi chanteuse ricca di sfumature soul (la splendida Lovely), interprete che mettendo insieme i sussurri eletrici di JJ Cale (Bolder Than Paradise), le vibrazioni rock blues di Bonnie Raitt e la drammaticità dell'america moderna ha scovato uno stile. Tutto in divenire, perché per una carezzevole Bohemian, Wedding Prayer Song, ci sono certamente anche momenti più interlocutori (Freedom to Stay) ed una approsimazione voluta e cercata dalla stessa registrazione informale. Speriamo sia il segnale di un pieno recupero.
(Fabio Cerbone)

www.shannonmcnally.com
www.cdbaby.com



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