Blackberry
Smoke
Little Piece of Dixie
[BamaJam/
Stratovarious 2010]
Non ci siamo sbagliati: se torniamo a parlare dei Blackberry Smoke,
a suo tempo già recensiti nelle notizie in breve della rubrica Shortcuts, è perché
il loro Little Piece of Dixie viene ristampato in queste settimane
a seguito di un tour americano, con l'aggiunta di un brano inedito e sotto la
nuova etichetta BamaJam del produttore James Stroud, così denominata predendo
in prestito il titolo di un fortunato festival che si tiene in Alabama. Sintomo
del successo ottenuto dalla formazione della Georgia, ormai fra le punte di diamante
del rinascimento southern rock, Little Piece of Dixie è un disco che francamente
meritava di essere rispolverato con una analisi più approfondita. Innanzi tutto
perché l'inedito a cui abbiamo già accennato, è una clamorosa ballata country
firmata Willie Nelson (Yesterday's Wine) e
cantata in combinazione con la nuova stella Jamey Johnson (non lasciatevi
scappare il suo That Lonesome Song) e la leggenda George Jones; in seconda
battuta perché riconsiderato per l'occasione tutto l'album merita una piccola
spinta più in sede di giudizio finale.
La band di Charlie Starr (voce,
chitarre, banjo e pedal steel) formata con i fratelli Richard e Britt Turner (rispettivamente
chitarre e batteria) e il chitarrista Paul Jackson, si impone in prima battuta
per il sound granitico, a metà strada fra il classico feeling sudista e una sequenza
di riff ai confini con l'hard rock, ma sa anche gestirsi con la bella scrittura,
cercando sempre la melodia accattivante (l'acustica e tradizionalista
Prayer for the Little Man, in cui l'amore del gruppo per il bluegrass
e il country rurale fa capolino), o il battito della strada che riecheggia nel
primo fortunato singolo Good One Comin' On.
Di questo passo Little Piece of Dixie si candida come uno dei migliori prodotti
che il rock confederato abbia saputo offrire in tempi recenti: il richiamo a certo
suono Red Dirt e in particolar modo ai colleghi Cross Canadian Ragweed (provate
con Like I Am), con cui i Blackberry Smoke
sono stati in tour, è evidente in più frangenti, eppure la personalità della band
non è scalfita, anche grazie alla produzione di Dan Huff, uno che viene dal mainstream
(ha lavorato con Bob Jovi e Keith Urban) ma possiede l'acume giusto per non snaturare
l'anima dei Balckberry Smoke.
I precedenti lavori infatti avevano evidenziato
un affetto per le radici country (il debutto Bad Luck Ain't No Crime, ma soprattutto
l'ep New Honky Tonk Bootlegs) che oggi viene in parte sacrificato da un rock decisamente
più roccioso (il suono hard di Up in Smoke)
dove il cuore batte per i vessilli della tradizione sudista (Bottom
of This, Sanctified Woman, che
ricorda un po' i mai dimenticati Georgia Satellites, o ancora I'd
Be lyin'). Gli esiti a mio modo di vedere sono eccellenti, con un crescendo
qualitativo nel finale: l'irresistibile Shake Your Magnolia,
altro potenziale singolo, Freedom Song, che
già nel titolo strizza l'occhio alla leggenda dei Lynyrd Skynyrd, fino alla chiusura
anticipata con l'honky tonk stellare di Yesterday's Wine. Duri e romantici al
punto giusto, non sono forse adatti ai palati più raffinati, ma suonano
pur sempre ottima msuica Americana. (Davide Albini)