Mike
Farris And
The Cumberland Saints The Night The Cumberland Came Alive
[eOne Music
2010]
La storia di Mike Farris sembra perfetta per un sermone di una chiesa
battista del sud degli Stati Uniti. Una storia di peccato e redenzione, inferno
e paradiso comune a tanti artisti e non solo a loro. Un'infanzia difficile con
il divorzio dei genitori, un'adolescenza da ribelle, i periodi trascorsi al riformatorio,
un'overdose accidentale a vent'anni non sono un buon biglietto da visita. Grazie
alla musica esce dal tunnel e forma gli Screamin' Cheetah Wheelies nel '90, caratterizzandoli
con la sua voce aspra tra rock e soul. Una band tosta, paragonabile ai Black Crowes
ed ai Cry Of Love, ispirata dal rock sudista con una forte componente di blues,
soul ed un pizzico di funky che pubblica tre album in studio senza riuscire a
sfondare. Ma la vita on the road ha un effetto devastante su Farris, ripiombato
nella dipendenza da alcool e droghe. Dopo un periodo confuso e in seguito all'emozione
provata per la morte di un caro amico stroncato da un'overdose, decide con l'aiuto
della famiglia e della fede di ripulirsi e di cambiare vita.
Tanti lo
dicono, lui lo fa davvero, fino in fondo. Riemerge nel '07 con Salvation
In Lights, un brllante disco di gospel sudista nel quale emergono le
qualità vocali e le doti di compositore e arrangiatore dell'artista. Il successivo
Shout! Live è la cronaca degli entusiasmanti concerti della sua Roseland Rhythm
Revue. Ed ora, in attesa del prossimo disco in studio previsto per il 2011, un
mini album di sei canzoni registrato presso la Downtown Presbyterian Church di
Nashville per aiutare le popolazioni del Tennessee colpite dall'alluvione del
maggio di quest'anno. Farris è accompagnato dai Cumberland Saints, una
band stellare formata per l'occasione con Sam Bush al violino e al mandolino,
Byron House al basso (ora nella Band Of Joy), Kenny Vaughan alla chitarra (collaboratore
di Marty Stuart) Ketch Secor al banjo e violino e Gill Landry alla steel guitar
(entrambi fanno parte degli Old Crow Medicine Show), oltre al suo pianista Eric
Holt ed alle Mc Crary Sisters, eccellenti coriste già presenti nei due album precedenti.
La title track, composta da Farris, ci ricorda che la nostra vita può
cambiare in un attimo quando succedono tragedie di questo genere, ma il tono drammatico
è alleviato da una musica consolatoria, un mid tempo blues arrangiato splendidamente
con piano, mandolino e una raffinata chitarra elettrica. Wrapped
Up, Tangled Up è un gospel blues del Rev. Charlie Jackson con una lunga
intro a cappella di Mike, mentre Dear Lazarus è
un vivace roots blues che tocca il tema biblico della resurrezione. Se il traditional
Down On Me è perfetto per la voce impregnata
di soul di Farris, Mother Earth è un delizioso
blues che si giova del prezioso apporto delle McCrary Sisters. La conclusiva
Don't Let The Sun Go Down è un gospel con venature country arrangiato
con i fiati nello stile dixieland di New Orleans, omaggio ad un'altra città colpita
da un disastro naturale. Questo dischetto ha un solo difetto: è troppo corto,
meno di trenta minuti da centellinare. Però quando finisce viene la voglia di
riascoltarlo e non è un merito da poco. (Paolo Baiotti)