Firme illustri - mica la croce che segna queste tremila battute - ritengono
che Gypsy Punks sia uno dei dischi rock fondamentali di questo inizio secolo,
eppure per la band capitanata da Eugene Hütz il successo commerciale è
restato finora una chimera, così davanti a questa quinta fatica in studio mi chiedo:
ma i Gogol Bordello quando cantano Santa Marinella la bestemmiano ancora
la Madonna? Più che altro dovrebbero accenderle un cero - almeno a quella che
di cognome fa Ciccone - perché senza il suo supporto, che li ha catapultati nel
mainstream, sarebbero ancora una band conosciuta poco o niente al di là dei confini
del rock indipendente. Invece eccoli qui con un album pubblicato da una multinazionale
del disco e alla produzione nientepopodimeno che Rick Rubin. Il prestigioso
timoniere non sembra aver interferito più di tanto: gli inni contagiosi di Hütz
- farciti di ritagli di lingue che questo profugo di Chernobyl ha rubato lungo
la strada che l'ha portato fino a New York - sono sempre qui (spazio alle lingue
iberiche stavolta) e non mancano la fisarmonica di Yuri Lemeshev e il violino
di Sergey Rjabtzev (meno dominante del solito).
L'album si apre con
Pala Tute, il brano prende il via con un ritmo
di danza dettato dalla chitarra acustica di Hütz seguito poi dalla band al completo
e ci vuole poca fantasia per immaginare che questa rivisitazione di un classico
della musica zigana - qui ovviamente in salsa punk - farà faville negli infuocati
concerti dei Gogol Bordello. La musica e i ritmi dell'Europa orientale restano
alla base della musica di Hütz&Co. ma come già in passato la band cerca d'assimilare
altre culture popolari e se altrove l'obiettivo era stata la nostra taranta qui
troviamo due pezzi - Immigraniada (We Comin' Rougher)
e In the Meantime in Pernambuco
- ispirati dal frevo brasiliano. Solo una di queste tredici nuove canzoni lascia
perplessi, Rebellious Love: dov'era Rick Rubin
mentre la band incideva questa imbarazzante incursione nel pop dell'Europa orientale?
Un produttore importante dovrebbe evitare certi scivoloni! L'album comunque soddisfa:
contiene nuovi esempi felicemente ruspanti di punk zigano (oltre ai brani già
citati meritano la segnalazione My Companjera
e la title track) e abbastanza variazioni sul tema da evitare alla band di suonare
ripetitiva (Raise the Knowledge l'esempio
migliore oltre ai brani frevo).
Cosa manca allora a questo Trans-Continental
Hustle per essere all'altezza di Gypsy Punks? La forza di quel disco era
che nei momenti in cui la band tirava il fiato emergevano delle geniali ballate
come Start Wearing Purple e Illumination di cui qui pesa l'assenza (When
Universes Collide regge appena il confronto), mentre l'irruenza dei
pezzi che vanno a mille - ora che è diventata una sorta di marchio del gruppo
- suona a volte quasi programmata e meno spontanea. Sono comunque riserve minori
perché i Gogol Bordello sono la cosa migliore capitata dai tempi dei Pogues a
chi apprezza il folk intinto nel punk. (Maurizio Di Marino)