inserito 21/05/2010

Gogol Bordello
Trans-Continental Hustle
[Columbia
 2010
]



Firme illustri - mica la croce che segna queste tremila battute - ritengono che Gypsy Punks sia uno dei dischi rock fondamentali di questo inizio secolo, eppure per la band capitanata da Eugene Hütz il successo commerciale è restato finora una chimera, così davanti a questa quinta fatica in studio mi chiedo: ma i Gogol Bordello quando cantano Santa Marinella la bestemmiano ancora la Madonna? Più che altro dovrebbero accenderle un cero - almeno a quella che di cognome fa Ciccone - perché senza il suo supporto, che li ha catapultati nel mainstream, sarebbero ancora una band conosciuta poco o niente al di là dei confini del rock indipendente. Invece eccoli qui con un album pubblicato da una multinazionale del disco e alla produzione nientepopodimeno che Rick Rubin. Il prestigioso timoniere non sembra aver interferito più di tanto: gli inni contagiosi di Hütz - farciti di ritagli di lingue che questo profugo di Chernobyl ha rubato lungo la strada che l'ha portato fino a New York - sono sempre qui (spazio alle lingue iberiche stavolta) e non mancano la fisarmonica di Yuri Lemeshev e il violino di Sergey Rjabtzev (meno dominante del solito).

L'album si apre con Pala Tute, il brano prende il via con un ritmo di danza dettato dalla chitarra acustica di Hütz seguito poi dalla band al completo e ci vuole poca fantasia per immaginare che questa rivisitazione di un classico della musica zigana - qui ovviamente in salsa punk - farà faville negli infuocati concerti dei Gogol Bordello. La musica e i ritmi dell'Europa orientale restano alla base della musica di Hütz&Co. ma come già in passato la band cerca d'assimilare altre culture popolari e se altrove l'obiettivo era stata la nostra taranta qui troviamo due pezzi - Immigraniada (We Comin' Rougher) e In the Meantime in Pernambuco - ispirati dal frevo brasiliano. Solo una di queste tredici nuove canzoni lascia perplessi, Rebellious Love: dov'era Rick Rubin mentre la band incideva questa imbarazzante incursione nel pop dell'Europa orientale? Un produttore importante dovrebbe evitare certi scivoloni! L'album comunque soddisfa: contiene nuovi esempi felicemente ruspanti di punk zigano (oltre ai brani già citati meritano la segnalazione My Companjera e la title track) e abbastanza variazioni sul tema da evitare alla band di suonare ripetitiva (Raise the Knowledge l'esempio migliore oltre ai brani frevo).

Cosa manca allora a questo Trans-Continental Hustle per essere all'altezza di Gypsy Punks? La forza di quel disco era che nei momenti in cui la band tirava il fiato emergevano delle geniali ballate come Start Wearing Purple e Illumination di cui qui pesa l'assenza (When Universes Collide regge appena il confronto), mentre l'irruenza dei pezzi che vanno a mille - ora che è diventata una sorta di marchio del gruppo - suona a volte quasi programmata e meno spontanea. Sono comunque riserve minori perché i Gogol Bordello sono la cosa migliore capitata dai tempi dei Pogues a chi apprezza il folk intinto nel punk.
(Maurizio Di Marino)

www.gogolbordello.com
www.myspace.com/gogolbordello



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