Jonathan Byrd è
un altro stroyteller della provincia americana, un altro piccolo menestrello che
racconta l'America vera e rurale come la raccontavano Woody Guthrie, Ramblin Jack
Eliott, Guy Clark e Townes Van Zandt (a cui fisicamente assomiglia). Folk rurale
e acustico dai sapori sudisti che parla in maniera semplice della vita di tutti
i giorni, delle sbronze con gli amici, delle relazioni con le persone amate e
che apprezza la natura che ci circonda. Nativo del Nord Carolina, Jonathan cominciò
a rivolgersi alla musica in tenera età, cantando nella chiesa battista locale
e dopo aver appreso a suonare il piano, convinse il padre a regalargli la prima
chitarra iniziando così a suonare i primi accordi. Dopo il college si arruolò
in marina girando per il Mediterraneo per quattro anni. Ritornato in patria, incominciò
a suonare ai fiddle festival innamorandosi della tradizione musicale e delle old
timey ballads della sua terra. Cackalack è il suo quinto album ed
è stato registrato in presa diretta in sole sei ore in un garage convertito in
studio di registrazione, senza ovedubs a Toronto (durante una lunga tournée in
terra canadese) dall'esperto Ken Whiteley, insieme ad un nuvolo di sessionman
affiatati come John Showman al fiddle, e Andrew Collins al mandolino (provenienti
dai The Creaking Tree String Quartet) e Chris Quinn al banjo.
Cackalack
(nickname per i due stati della Carolina) è il sentito omaggio alla sua terra,
ai suoi panorami, alla natura incontaminata che lo circonda e al carattere tranquillo
e amichevole delle persone. Jonathan pesca dalla tradizione appalachiana e bluegrass
regalandoci 10 affreschi tipici della provincia americana suonati e cantati con
tanta umiltà. L'iniziale Chicken Wire è scandita
dal ritmo di un mandolino e dal fiddle come una vecchia porch song nella pura
tradizione bluegrass mentre Wild Ponies è
una poesia recitata sulle note di un violino che ti fa immaginare i landscape
americani, dove ancora è possibile ammirare cavalli e pony liberi di correre.
La malinconica I Was an Oak Tree è cantata
da Jonathan in punta di piedi ed è una sentita dichiarazione d'amore per la natura
e i grossi alberi della sua terra. L'album è infarcito di canzoni tradizionali
che sembrano essere state scritte nel passato, come le divertenti Reckon
I Did (storia di una sbronza con amici) e Dungarees
Overalls (che ricorda molto John Prine) dal suono country e bluegrassy
con tanto di banjo e fiddle e i cori della brava Teresa Levasseur.
Non
mancano i momenti più raccolti come New Moon Rise,
ballata molto suggestiva che trasporta verso i panorami infiniti della provincia
americana e l'omaggio al padre con la commovente Father's
Day. L'album, purtroppo un po' breve (solo 32 minuti), si conclude
con la bella titletrack, una road song che attraversa le strade impolverate delle
Carolinas coducendoti in un mondo dove la vita è semplice e la gente è ancora
amichevole, cordiale e meno complicata. Il brano dalle tinte bluesy, è caratterizzato
dal flatpicking di Jonathan, tinteggiato dalla melodia del banjo e della fisarmonica.
Cackalack è un album che ti cala nella "promised land" americana, capace
di infondere tanta gioia di vivere. Niente di nuovo, ma sano folk rurale per farti
scappare dalla monotonia urbana. (Emilio Mera)