James
Maddock Wake Up and Dream
[Casa
del Fuego 2011]
Tornato a nuova vita all'indomani del plauso unanime ricevuto grazie a Sunrise
on Avenue C - un "NY Music Award" a dimostralo nei fatti - James
Maddock (già conosciuto sotto l'acronimo Wood) sta recuperando tutti
i crediti con la fortuna, sfruttando giustamente un momento favorevole e non mollando
la presa. Ecco dunque che sulle ali del recente Live At Rockwood Hall, banco di
prova per la sua fedele band e le umide ballate urbane dello stesso songwriter
newyorkese, si fa strada il nuovo episodio in studio, Wake Up and Dream,
titolo che sprizza subito la speranza e il mood da inguaribile romantico del rock'n'roll
che scuote James Maddock. Facile metterlo in coda ad una sensibilità da backstreets,
rock da tempi medi e ballate metropolitane che si sono nutrite di un immagnario
e di un suono che ha fatto scuola a partire dalla metà degli anni '70. I nomi
sono i soliti e ripeterli sembra quasi un delitto: Maddock però suona e scrive
nel 2011 e Wake Up and Dream appare piuttosto come un lodevole compromesso fra
i ricordi delle "strade di fuoco" springsteeniane (ma con una vena che
guarda più alla malinconia e ai chiaroscuri e meno alle chitarre alzate in aria),
la melodia di Billy Joel, il soul di Southside Johnny (con cui Maddock ha condiviso
anche delle date) e il lirismo immancabile di una padre ispiratore come Van Morrison.
Messo così è un parterre da far tremare i polsi, nella sostanza la curvilinea
Step Into the Water, le armoniose Stella's
Driving e Living a Lie, spesso
incentrate sui richiami fra chitarre acustiche e pianoforte (Oli Rockberger)
hanno un piglio pop più accentuato, lo stesso che rende a volte la musica di Maddock
eccessivamente affettata e morbida. Non un peccato mortale, se è vero che anche
le docili Mr. Universe e That's
Where You're Wrong hanno classe da vendere, superando di gran lunga
il ciarpame che solitamente viene oggi spacciato per pop adulto nelle programmazioni
radiofoniche. Innegabile tuttavia che il nostro rinato songwriter esprima al meglio
le sue potenzialità quando libera il tono elettrico più frizzante di Positive
(una sintesi perfetta del mainstream rock americano) o si arrampica sulle note
accorate di Beautiful Now, brano co-fimrtao
con Mike Scott dei Waterboys, che oltre a indicare un legame di ispirazione preciso,
introduce l'album e ne sintetizza l'atmosfera generale.
Non ci sono forse
canzoni epocali nel canestro di James Maddock, ma il gesto e la voce (roca, strozzata,
appaionata, l'arma in più che non tutti i colleghi si possono permettere) parlano
di un autore d'altri tempi, capace di ridestare emozioni degne del primo imberbe
Tom Waits (You and Jean) e far scappare una
lacrima spegnendo le luci su Keep Your Dream,
un piano, il mandolino di David Immergluck e quella voce che ricama su una melodia
semplice e vecchia come il mondo. (Fabio Cerbone)