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southern rock,
red dirt country di
Davide Albini (12/04/2014)
"Whiskey Myers makes honest music". Siamo d'accordo, aggiungiamo noi alle note
di presentazione di questi cinque ragazzi texani di Tyler. Early Morning
Shakes, terzo capitolo della breve ascesa della band, passati in pochi
anni dai circuiti indipendenti a riempire le arene del South West americano, è
un album che definisce al meglio il loro sound sanguigno, a cavallo tra country
rock e radici sudiste, facendo di quella onestà di cui sopra il fulcro della loro
proposta artistica. Difficile infatti trovare nella loro musica un riff di chitarra
che non sia già stato assimilato (comincerei con Hard
Row to Hoe, che assomiglia tanto a Heartbreaker dei Led Zeppelin),
uno spunto che non ricordi il passato glorioso del rock confederato (i Lynyrd
Skynyrd sono sparsi un po'a destra e a manca per tutto il disco), una melodia
o un aggancio con la tradizione che non riconduca al loro natio Texas.
Detto
ciò è anche vero che l'approccio appassionato, la qualità strumentale e l'ottima
presenza scenica (che fa tanto rock'n'roll, è innegabile) dei Whiskey Myers
è anche la loro ancora di salvezza: un'attitudine, quella del gruppo guidato da
Cody Cannon (e con le chitarre di Cody Tate e John Jeffers) che ci ricorda gli
episodi migliori del cosiddetto movimento Red Dirt e di tutta quella fortunata
scena sviluppatasi intorno a gente come i Cross Canadian Ragweed. Non a caso citammo,
al tempo dell'ancora acerbo esordio, proprio questi ultimi come punti di riferimento
principali. E mi pare che episodi quali Dogwood o
Shelter from the Rain confermino questa discendenza anche oggi, nonostante
la band abbia fatto passi importanti nella ricerca di una sua personalità, anche
grazie alla produzione dell'esperto Dave Cobb. Essendo quest'ultimo uno
con un curriculum di tutto riguardo, da Shooter Jennings a Jason Isbell, non sorprende
che il suono di Early Morning Shakes si sia trasformato in una bella macchina
rock, che macina canzoni con la bussola puntata dritta a sud dalla title track
in apertura, ad esempio, fino alle calorose Where The
Sun Don't Shine e Wild Baby Shake Me,
brani arricchiti intelligentemente dai cori femminili (che fanno tanto southern
feeling) e dalla presenza del pianoforte.
Non dico insomma che Cobb abbia
compiuto il miracolo, perché di vere sorprese nella musica dei Whiskey Myers non
se ne vedono (e probabilmente neppure le cercano), ma è fuor di dubbio che il
disco goda a tratti di uno slancio eccitante: Headstone vira persino in
campo hard rock (l'attacco ricorda i milgiori Aerosmith), Lightning
rallenta con passo southern boogie e Need a Little Off
for Bad Behaviour è una bella spacconata in stile outlaw country (cover
infatti di un brano firmato da David Allan Coe). Chiudono i sei romantici minuti
della classica ballata Colloquy, che in un
disco così non poteva mancare, pure in tutta la sua scontata maniera. Se pensate
che i Reckless Kelly siano diventati un po' troppo educati e i Drive By Truckers
siano troppo grezzi e "alternativi per i vostri gusti...