 | | Oh
Susanna
Namedropper
[Continental
Song City
2014] www.ohsusanna.com
File Under:
folk, Americana
di
Marco Restelli (02/12/2014)
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Dietro
la sigla Oh Susanna si nasconde un'artista canadese (nata negli States)
dall'impronunciabile cognome (Suzie Ungerleider), ma dotata di una piacevole e
limpida voce. All'attivo la ragazza ha già cinque dischi più un EP e in questo
suo nuovo lavoro, d'accordo con il suo produttore Jim Bryson, ha voluto cimentarsi
in qualcosa di diverso, rispetto al passato: presentare un album di canzoni inedite
- là dove inizialmente doveva trattarsi di vere e proprie cover - scritte a posta
per lei da 13 diversi cantautori connazionali, più o meno noti, fra i quali, tra
gli altri, spiccano sicuramente Jim Cuddy dei Blue Rodeo e Ron Sexsmith. Il significato
del titolo è chiaramente ironico e legato in qualche modo a tale idea di fondo,
in quanto Namedropper è colui che nomina persone note facendo intendere
di conoscerle, solo per farsi bello.
La scelta, in astratto apprezzabile,
ha avuto come inevitabile risultato un disco disomogeneo (il che di per sé non
sarebbe un difetto), soprattutto a livello qualitativo, con pezzi di maggior impatto
emotivo e altri piuttosto trascurabili, quali fossero esperimenti stilistici,
a dire il vero non sempre riusciti (fra questi il più evidente mi sembra il brano
1955). Fra quelli che più mi hanno positivamente colpito e che riascolterò
volentieri, segnalerei innanzitutto Oregon,
la morbida ballata d'apertura (scritta proprio da Bryson), che descrive con delicatezza
i sentimenti di una donna prima dell'arrivo di una tempesta sullo stato occidentale
dell'America. Ma si tratta, verosimilmente, di una metafora, trattandosi più della
mutevolezza del tempo delle emozioni che non di quello meteorologico. Resta facilmente
impressa nella memoria anche la splendida Dying Light
(non a caso del succitato Jim Cuddy), accompagnata dal suono di chitarre gentili
e un organo ben calibrati, che è una sorta di preghiera d'amore - non proprio
piena di speranze- per far tornare la persona amata, prima che l'amore possa spegnersi
definitivamente. Romantica. Non suonano male neanche la dolcezza di Savings
and Loan e di Goodnight - pianoforte,
voce e qualche piatto di batteria a tenere il tempo - o la cullante midetmpo Into
My Arms. Infine, Loved You More e Wait Until the Sun Comes
Up hanno quel piglio radiofonico che entra nella testa, ci resta per ore per
uscirne molto difficilmente dopo diverse ore.
Purtroppo, come dicevo all'inizio,
in alcune canzoni si è un po' persa: come in Mozart of the Cat - paradossalmente
scelto come primo singolo anche se, a mio avviso, inadeguato a svolgere adeguatamente
il "ruolo di apripista" - ma anche in This Guy,
(canzoncina bonzai di tre minuti scarsi non proprio eccezionale) e in Letterbomb
(un po' monocorde). Il giudizio complessivo sul disco resta comunque positivo
per la bellezza estetica dei brani evidenziati, ma sono certo che con le doti
vocali fornitele dal Padreterno la nostra Suzie possa fare ancora di meglio, magari
tornando presto al suo cantautorato che non ha nulla da invidiare a quello gentilmente
offertole dalla lista di autorevoli amici che hanno contribuito a questo suo Namedropper.
Chiudo con una nota: durante le registrazioni del disco - finanziato anche con
13.000 dollari tramite Kickstarter - all'artista è stato diagnosticato un brutto
male che l'ha costretta ad abbandonare il progetto, ripreso solo diverso tempo
dopo, a guarigione praticamente acquisita.
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