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new kid in town di
Fabio Cerbone (03/08/2015)
L'ultima
produzione fiirmata Dave Cobb, ormai deus ex machina del giovane country alternativo
di Nashville (da Jason Isbell al recente Chris Stapleton la sua presenza è un
sigillo di qualità), si chiama Christian Lopez Band e possiede dalla sua
parte la freschezza della gioventù, soltanto diciannove anni per il leader, e
l'ingenuità di una promessa che potrebbe fare strada. Nel frattempo Onward
è un esordio sulla distanza - alle spalle un ep di cinque canzoni per cominciare
a prendere le misure - che mantiene la rotta fra Americana e roots rock di belle
maniere, tra una propensione alla melodia e una fedeltà alle radici rurali del
ragazzo, cresiuto nel West Virginia ed educato fra tradizionali bluegrass e country
vecchio stampo. La sostanza di Onward propende tuttavia, non temete, per un frizzante
aggiornamento della lezione country rock d'autore, evocando nell'uso di chitarre
acustiche, dobro e steel il cuore di un genere che guarda tanto a Nashville quanto
alla California, che mette insieme Ryan Adams e Jackson Browne, per citare due
stelle polari tra passato e presente.
E se lo spessore lirico delll'album
sembra ancora rapito da innocenza ed errori di gioventù, tra canzoni che esprimono
i desideri di un uomo in fondo appena uscito dalla sua adolescenza, la parte musicale
è accattivante, fin dalle note di una pianistica Take
You Away con la giusta dose di malinconia e drammaticità, un ballata
che mette insieme mainstream rock e country dai profumi soul, prima di aprire
le porte al timbro stradaiolo di Don't Know How,
maliziosa al punto giusto, due facce della scrittura immediata di Lopez, che rendono
Onward un disco scorrevole al primo impatto. La Christian Lopez Band dal canto
suo ci mette la brillantezza e la semplicità degli arrangiamenti, complice anche
il citato Dave Cobb, il quale sembra sempre prediligere la forma e la bella
calligrafia: Stay With You danza sul dobro di Ben Kitterman mentre i misurati
archi di sottofondo sono il letto su cui adagiare la voce del protagonista;
Will I See Again ha un ritmo più alternative country, levigato dall'organo
di Mike Webb; Seven Year asciuga tutto e riporta
al sentimento acustico della tradizione; Pick Me Up e
Leaving It Out centrano per l'ennesima volta la perfezione della ballata
Americana dai toni agrodolci, e suggeriscono persino un sbocco naturale verso
il gusto del grande pubblico per Lopez.
Siamo sospesi da qualche parte
fra l'ormai essenziale metro di paragone del Ryan Adams di Gold e l'ultimo Jason
Isbell, quello più misurato e cantautorale, senza tradire tuttavia il tracciato
sudista da cui anche Christian Lopez pare arrivare con orgoglio: l'inno gospel
dal carattere gotico Oh Those Tombs, che il
ragazzo ha imparato da una versione di Hank Williams, si trasforma in una corale
e gioiosa preghiera. La chiusura è invece affidata al picking acustico, sospinto
da un tappeto d'archi quasi teatrale, di Goodbye. Debutto che lascia aperte molte
soluzioni: speriamo il giovane Christian voglia maturare nel songwriting, senza
inseguire scorciatoie.