Justin Townes Earle
Kids in the Street
[
New West
2017]

justintownesearle.com

File Under: americana prodigal sons

di Pie Cantoni
(09/06/2017)

Con un nome così importante non dev'essere facile costruirsi una credibilità musicale. Tanti si sono schiantati infelicemente (per esempio i due figli di Lennon, sempre nel mediocre limbo della semicelebrità, più noti come "figli di" che non come artisti a sé), altri hanno tirato avanti per la propria strada senza però lasciare il segno (come per esempio Jakob Dylan). Justin Townes Earle, nonostante sia il figlio di Steve e porti nel nome quel "Townes" che ci ricorda il più famoso Van Zandt, "pard" del padre di Justin, ha una storia più solida alle spalle ed una sua credibilità artistica che va al di là dei legami di sangue. Kids In The Street è il settimo disco del "troubador" americano, registrato a Omaha, Nebraska con Mike Mogis (Bright Eyes) come produttore negli ARC Studios.

Molti i musicisti che lo accompagnano: il nucleo base è formato da Scott Seiver alla batteria, Paul Niehaus alla chitarra elettrica e pedal steel, Max Stehr al contrabbasso, Ben Brodin al piano, organo, vibrafono più alcuni strumentisti aggiuntivi come lo stesso Mike Mogis (chitarre, mandolino), Dave Ozinga, batteria, Andrew Janak al Sassofono, Miwi La Lupa tromba e cori, Megan Siebe, violoncello e Corina Figueroa Escamilla ai cori. Dodici brani in tutto che toccano diversi generi, dal rock più orientato ai 50s, al blues acustico, dal soul al folk rock che in certi casi strizza l'occhio al college rock e al rock dal gusto radiofonico dei primi anni 90. Il tutto parte con lo stradaiolo Champagne Corolla, con un ritmo di batteria trascinante, che si ripeterà in diverse altre canzoni del disco (Short Hair Woman, o 15 - 25), e che rifanno un po' il verso al blues elettrico in stile Muddy Waters.

Alcuni barlumi di blues pre-guerra con il rimaneggiamento di Stagolee (Stagger Lee, Stagg O' Lee, o come volete voi…), che qui assume una venatura sociale, narrando sempre un omicidio, ma in questo caso per via di un litigio d'amore che ha valicato i confini sociali (di classe o di razza?) e ironicamente viene ribattezzata Same Old Stagolee. Sempre sul lato folk blues What's Going Wrong e If I Was the Devil, dove organo e baritone guitar aggiungono sfumature diverse a brani classici che altrimenti rischierebbero di cadere nel cliché. Meno interessante Maybe a Moment, più radiofonica, fra The Heartbreakers e i Traveling Wilburys, ma poco convincente. La title track Kids in the Street è un brano folk con alcuni tratti singolari, come un assolo di vibrafono; Faded Valentine invece ha la stessa eleganza di una ballata di Van Morrison, così come There go a fool, lentone a tinte soul.

Un mix di generi, trattati con bravura (forse non tutta farina di Justin, ma qualche suggerimento da parte di Mike Mogis avrà sicuramente aiutato) per un disco che riesce a uscire dai limiti sempre un po' troppo stretti delle etichette di genere, ma senza essere di rottura o dissacrante. Ottimo per una serata di inizio estate come queste, godibile pur non scadendo nell'ascolto facile.


    


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