Kaz Murphy
Ride Out the Storm

[Barn Wall Media 2018]

kazmurphy.com

File Under: eclettico troubadour

di Gianuario Rivelli (27/02/2019)

Già oltre dieci anni orsono su queste pagine ci eravamo occupati con un certo gradimento di Kaz Murphy per poi perderne le tracce. Non che sia facile seguire un personaggio in continuo movimento come lui, nomade nella testa ancor più che nel corpo, che pure si è mosso con una certa frequenza tra Stati Uniti ed Europa. Dopo gli esordi come scrittore al tramonto degli anni 70 (una canzone di Captain Beefheart è stata ispirata da un suo racconto), Murphy continua a flirtare con la letteratura diventando percussionista per Allen Ginsberg per poi firmare di suo pugno due musical. La sua biglia impazzita schizza tra una band folk (i Mad Mad Nomad), la carriera solista cominciata nel 1997 e persino attraverso un’esperienza a Vienna come storyteller fino ad oggi, ennesimo capitolo di un manuale di eclettismo e irrequietezza artistica.

Torniamo sulle sue piste dunque con Ride Out the Storm che vede la luce in sordina, ma sin dai primi ascolti si impone come il cimento di un cantautore di razza, capace di proporre una collezione di pezzi country folk ben riusciti e mai uguali a se stessi, focalizzati su storie ordinarie di gente comune, sugli amati underdog e su qualche spunto autobiografico. In apertura ci si imbatte già nel brano manifesto When People Come Together, ballata politica priva di tensione ma fatta di parole importanti che chiamano tutti a raccolta per l’unità in un Paese in cui il gap sociale può essere annullato (I've been to Hoboken/I've been to Hollywood/Ain't much difference, just a neighborhood/Kind thoughts catch on like wild fire) ma dove i fantasmi di un passato traumatico sono sempre duri a morire (I been thinking 'bout Tom Joad …Ooh Wee it's a long ways down that road). Parente stretta è l’ottima All I Wanna Do Is Work, fiero omaggio all’America proletaria travolta dalla crisi economica in cui il canto di Murphy si incrocia con un mantra dolente che sembra dar voce alle mani che si sporcano.

C’è ovviamente anche tanto altro, dal gustoso inchino a sua maestà Cash nel rilassato blues A Sunny Day (I heard angels sing and Johnny say,“I believe the big train has come to take me away”/His name was Cash and that's a fact/ I'm thinkin' 'bout him on this railroad track/ How he sure helped me find my way/When I was hopin' and waitin'...mmhmm...for a sunny day) all’ottimo country folk spavaldo di Somebody Could Be Me e di Stella Rae fino alla calma agreste di Thunderhead e al funky liberatorio di Rise Me Up che fa calare il sipario. Davvero una bella sorpresa di inizio anno, Ride Out the Storm soddisfa tutti gli appetiti di chi approccia un disco del genere. Non glielo auguriamo ma molto probabilmente anche questa volta Kaz Murphy passerà inosservato – e lui con la sua carriera intermittente in questo non si aiuta – ma sarebbe un peccato perché qui di sostanza “americana” ce n’è un bel po’.


   


<Credits>