The Plott Hounds
Damn the Wind

[The Plott Hounds Music 2019]

theplotthounds.com

File Under: southern country rock

di Giovanni Andreolli (02/05/2019)

Il dodici marzo scorso è uscito Damn the Wind, l’ultimo album della band country-rock nata sulle rive del Mississippi, The Plott Hounds. Il nome del gruppo è preso da una razza canina molto particolare, la plott hound appunto, caratterizzata da una forza e resistenza tali da essere utilizzata per la caccia all’orso. Il riferimento a questo aspetto è molto presente, sia sulla copertina dell’album in questione ,sia su quella del precedente, Lost Summer Day, e pure nel simbolo della band. Un animale che è metafora dello spirito del gruppo, pronto a lottare e a resistere alle difficoltà, sentimento che si esprime in brani autobiografici del disco come Lay You Rest - il testo racconta il momento buio di alcuni membri che si sono trovati a combattere contro la tossicodipendenza - e Winding Road, più luminosa della precedente, in cui si parla della vita da tour del gruppo, vero e proprio animale da palcoscenico che non smette mai di suonare in giro per gli States.

Le altre tracce si dividono in racconti narrativi; alcuni pezzi nostalgici, Old Photos e Tough (For Avery), utopistici come Montana, la finzione tragica ma realistica di It’s a war, e racconti drammatici di storie vere come Goodnight Buddy, un bimbo di soli otto anni che ha perso la vita a causa di un tornado. Alcuni pezzi sono più concentrati sull’aspetto musicale e stilistico, dove la band propone con maggior forza il proprio genere, come nel brano d’apertura Country Blues, un omaggio al rock, nato nel sud degli Stati Uniti, e al country, quello omonimo al titolo del disco, Damn the Wind, e Not All Tornadoes Come From Texas. Il tutto è accompagnato dalla voce forte di Noah Alexander e dal vivace sottofondo della sua band, in cui assumono spesso il ruolo da protagonista le due chitarre elettriche in mano a Jeff Powell e Kirk Humbert.

Il disco nel complesso si inserisce nella linea musicale già tracciata dai precedenti lavori e conferma senza eccezioni il percorso musicale intrapreso ed è forse questo l’elemento a farsi sentire di più all’interno dell’album. Probabilmente sarà un lavoro apprezzato senza problemi da chi è già da tempo fan del gruppo; chi invece approccerà i Plott Hounds per la prima volta avrà l’impressione di non ascoltare niente di nuovo, anche forse con il rischio di annoiarsi. Direi che, nonostante le buone intenzioni dei nostri (“If just one person get’s lost in this record all of the effort will have been worthwile” così dice l’inserto all’interno dell’album), Damn the Wind non conquista ed è difficile che con questo disco la band possa prendere il volo e acquisire nuovo pubblico, anche se sicuramente manterrà fedele chi già li segue dagli esordi.


   


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