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Riddy Arman
Riddy Arman
[La Honda records 2021]

Sulla rete: riddyarman.com

File Under: western girl


di Fabio Cerbone (04/10/2021)

Nove ritratti di un paesaggio americano dagli spazi infiniti sono tradotti in ballate country asciutte e dal tono desolato in questo omonimo esordio di Riddy Arman. Dalla stessa scuderia artistica di Colter Wall e della recente scoperta Vincent Neil Emerson, La Honda records, spunta un contraltare femminile che approccia la materia della tradizione dalla stessa visuale: sono valzer in prevalenza acustici, esangui, dagli abiti antichi e dal denso sapore western (Herding Song, Old Man’s Draw e Problems of My Own il trittico più evidente), che collegano una giovane generazione di musicisti alla scrittura classica della country music.

Una sorpresa dal fascino ineluttabile se si hanno a cuore queste visioni, colte fra i pascoli del Montana, dove attualmente si è trasferita Riddy Arman, e i tanti luoghi visitati nella sua vita da vagabonda. Originaria dell’Ohio, emigrata dal Midwest verso la California e poi ancora a New York, attirata dalla vita rurale e dall’amore per i cavalli, la Arman non sembra soltanto giocare con gli stereotipi, ma semmai abbracciare con convinzione questa sorta di “ritiro agreste”. La dimostrazione che fa le cose sul serio è ribadita dall’apertura di Spirits, Angels or Lies, languida preghiera per un padre morente tradotta in una ballata acustica che esalta il tono accorato della voce di Riddy, unendo il dolore personale con la figura di Johnny Cash e della stessa scomparsa di quest’ultimo.

Inizio potente, che mette in chiaro l’estraneità della Arman da qualsiasi accenno all’iconografia pop nashvilliana di oggi, più interessata a interpretare, con autenticità o malizia lasciamo al tempo giudicare, il ruolo che fu una volta della musica popolare americana: narrare la vita e la sua esperienza quotidiana attraverso le ferite e le cicatrici dell’anima. Nell’epica di Barbed Wire, cowboy song per eccellenza, o tra i riverberi un po’ spettrali di chitarra e violino di Both of My Hands ci sono le prove di questa scelta stilistica, ribadita anche dall'idea di rileggere un classico di Kris Kristofferson quale Help Me Make It Through the Night.

Inciso in gran fretta a Portland, Oregon, dal produttore Bronson Tew (Dom Flemons, Jimbo Mathus), dopo che l’autrice aveva lasciato il segno con alcuni suoi video di esibizioni in solitaria, Riddy Arman è un debutto con ampie potenzialità, ma un carattere già formato: nel timido scalciare elettrico di Half a Heart Keychain, che rimanda al country noir della prima Neko Case, o nel più radioso suono di Too Late to Write a Love Song, avvolta in cori country soul ed echi sixties, sembrano annidarsi alcune delle direzioni che potrebbe intraprendere l’autrice nelle sue prossime uscite.

Restiamo in attesa, ma nel frattempo la accolgiamo già come una delle rivelazioni di quest’annata.


    


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