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Garrett T. Capps
I Love San Antone
[Vinyl Ranch 2021]

Sulla rete: garretttcapps.com

File Under: I love honky tonks


di Fabio Cerbone (17/09/2021)

Animatore delle notti musicali di San Antonio, autore, produttore di se stesso e organizzatore di serate, Garrett T. Capps è un eccentrico, divertente e realtivamente giovane honky tonker che ha deciso di raccogliere la fiaccola che fu di Doug Sahm, suo principale ispiratore, michiando country, rock’n’roll e tex-mex in dosi massicce. L’operazione emerge forte e chiara dai nove episodi (più una bonus track, disponibile nell’edizione digitale dell’album) che compongono il nuovo album I Love San Antone, sorta di ode sperticata alla sua città di origine, attitudine che già emergeva in una vecchia hit locale di Capps, Born in San Antone. Il paragone è con l’altrettanto celebrata Austin, che Garrett non ha mancato di frequentare, come tanti colleghi in cerca di fortuna, tornando però alla base: I Like Austin, But I Love San Antone, brano d’apertura, ci delizia così con i particolari raffronti tra le due metropoli texane, seguendo il ritmo sbarazzino di un honky tonk elettrico che ha impresso lo stile del Sir Douglas Quintet di Sahm.

Non a caso in passato Capps ha collaborato con i sodali Augie Meyers e Max Baca (Los Texmaniacs), entrambi presenti nella citata traccia aggiunta, una Goodbye San Antonio Hello Amsterdam che pare benedire l’intera operazione, chiudendo il cerchio. Grazie alla stretta collaborazione dei suoi Rockabilly Rippers (Brian Duarte alle chitarre, Christopher Lee Rhoades al basso e Paul Ward alla batteria) e la presenza di numerosi ospiti locali (Kathyn Legendre duetta in The Neon Luv Waltz; Bad Boy Croy partecipa alla festa di Everybody I Know; ma soprattutto la leggenda Santiago Jimenez Jr., fratello di Flaco, spadroneggia nella riedizione della classica polca Margarita Margarita), Capps cuoce a puntino il suo piatto speziato di contaminazioni texane, una musica divertente, ballabile, innamorata di una tradizione che sembra rivivere con il giusto rispetto, ma senza scadere nell’accademia.

Le qualità di I Love San Antone sono proprio rintracciabili nella sua spensierata freschezza, in un approccio festaiolo che pensa già alla resa sul palco di questi brani. Tra gli originali emerge il tono da danza sul border di Never End, con accordion irrinunciabile e un profumo country che rimanda al migliore Dwight Yoakam, ma ancor di più la sbarazzina Downtown, I’m Ready 2 Go, tutta sobbalzi e twang sound direttamente catturati da un altro maestro del luogo, il Joe Ely degli esordi, così come la svelta evocazione degli eroi honky tonk in The Highway 16 Shuffle, con violino e steel guitar a riempire idealmente la pista. Lasciamo volutamente in fondo la citazione di Locomotive Breath, impensabile cover in chiave di galoppante country rock del famoso brano dei Jethro Tull (dal celebrato Aqualung): provocazione o meno, sappiate che l’idea non è affatto balzana, tanto che Garrett T. Capps e soci ne escono a modo loro vincitori. Per cui lucidate gli stivali e indossate il vestito delle festa, questa sera a San Antone sa fi baldoria.


    


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