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David Quinn
Country Fresh
[Down Home records 2022]

Sulla rete: davidquinnmusic.net

File Under: hillbilly music


di Fabio Cerbone (26/05/2022)

Altro nome che si va ad aggiungere alla lunga lista di giovani talenti che stanno ridando slancio alla country music in queste stagioni, David Quinn trova la sintesi del suo gesto musicale nello stesso titolo del terzo album solista in carriera, Country Fresh. Di una boccata di aria fresca si tratta, sebbene il nostro ci tenga a definire il suo stile con un più accattivante e misterioso “Black Dirt Country”, come a dire l’appartenenza a un mondo rurale, quello della provincia, che diventa qui una categoria non solo musicale ma oseremmo dire dell’anima, con quei ritratti di gente semplice e quello spirito operoso che pervade storie su amori e desideri perduti, su miglia percorse e incontri avvenuti sullo sfondo del vasto Midwest.

Da lì proviene David Quinn, nativo dell’Illinois, cresciuto a Chicago e soltanto di recente trasferitosi nella campagna dell’Indiana, in uno studio improvvisato fra i boschi alla ricerca di quella “autenticità” tanto agognata da questo tipo di songwriter. Il risultato è Country Fresh, un album di svelti honky tonk elettrici, sobbalzi dai profumi bluegrass e ballate dal candore agreste che può ricordare da vicino il percorso di colleghi quali Tyler Childers (il più affine) e Sturgill Simpson. Quinn, che ha esordito nel 2019 con Wanderin’ Fool, non gode al momento della stessa personalità, né nella voce né nel songwriting, ma possiede sufficiente verve per attirare le attenzioni di chi apprezza questa rinascena country verace. Il merito è da dividere in parti uguali con la band, un parterre di tutto rispetto che mette insieme musicisti di prima qualità dell’altra Nashville, tra i quali emergono le chitarre di Laur Joamets (Drivin N Cryin, Sturgill Simpson) e Jamie T. Davis, il violino, nonché dobro e banjo, di Fats Kaplin (John Prine, Jack White e mille altri), il piano di Micah Hulscher (Emmylou Harris) e la pedal steel di Brett Resnick (Kacey Musgraves).

Con le spalle coperte e un’idea precisa di quello che vuole raccontare, David Quinn ci invita al ballo del saloon aprendo con il manifesto della stessa Country Fresh, baldanzoso honky tonk che si trascina appresso l’hillbilly e il violino incalzante di Low Down, ennesimo “lamento” da vagabondaggio americano. Se immagini e tematiche sono fedeli alla tradizione, con Quinn che cita il solito John Prine tra le fonti di ispirazione (ma andrebbero aggiunti Waylon Jennings e Dwight Yoakam), la musica è il simmetrico accompagnamento di tali ritratti: I Came Back to You (To say Goodbye) e I Just Want to Feel Alright aprono spazi di romanticismo e malinconia in forma classica di ballata, Cornbread and Chili spezza con un po’ di ironia culinaria e con il suo ritmo da country da aia, Down Home e Boy from Illinois fanno autobiografia sugli accenti del solito honky tonk elettrico, Grassy Trails prende dritta la strada per il Texas e tutti i fuorilegge là fuori, Heartland e l’indemionata Easy Like the Breeze tornano a far circolare hillbilly music e fragranze bluegrass prima che il pizzicare acustico di Hummingbird’s Song chiuda la scaletta con il giusto raccoglimento del folksinger testimone della sua terra. Onesto e divertente.


    


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