Originario del Quebec, Ray Bonneville ha
alle spalle una vita piena di cambiamenti che lo ha portato, dopo il trasferimento
a Boston quando aveva dodici anni, a entrare nei marines per allontanarsi
dal padre finendo in Vietnam, a rientrare e diventare taxista per alcuni
anni mentre approfondiva lo studio della chitarra e dell’armonica, trasferendosi
poi a Boulder come pilota d’aerei e quindi a Parigi dove ha anche suonato
per strada e combattuto una lotta contro la cocaina. Terminata l’esperienza
europea si stabilisce a New Orleans e poi torna in Quebec, abbandonando
la guida degli aerei dopo un grave incidente e dedicandosi con più attenzione
alla musica.
Influenzato dal folk, dal blues e dal suono di New Orleans, specialmente
dalla sua lentezza e apparente pigrizia, Ray si esibisce dal vivo come
“one man band”. Discograficamente ha esordito nel ’93 con On the Main
all’età di 45 anni, proseguendo senza fretta con un’incisione più o meno
ogni tre anni, approdando nel 2003 alla Red House per la quale ha pubblicato
quattro album tra i quali il premiato esordio Roll It Down e Goin’
My Feel. Nel 2018 è passato alla Stonefly per At King Electric,
seguito cinque anni dopo da On The Blind Side. Anche in
questa occasione Ray conferma un suono che un critico ha definito un languido
“folk-roots gumbo”, affiancato alla produzione da Will Sexton (chitarra
e basso) con il fedele ingegnere del suono Justin Douglas, la batteria
di Rick Richards e il piano di Richie Lawrence.
A partire dalla ritmata e raffinata Lucky Moon
risultano inevitabili le somiglianze con l’andamento pigro e le tonalità
vocali di J.J. Cale e di Mark Knopfler, proseguendo con la morbida
On The Night Is Long punteggiata dalla chitarra e con The Way It
Was Before, dolcemente reggata, in cui un uomo si scusa con l’amata
dopo un’animata discussione. Il ritmo spezzato di Never Get The Love
Thing Right è animato dagli inserimenti delle tastiere, prima del
rallentamento dell’intima title track, ballata in cui Bonneville riflette
sulla sua infanzia inflenzata dall’incombente figura paterna e dell’oscura
Night Cab, una sorta di inquietante film-noir. On The Blind Side
è un disco breve, nove canzoni per poco più di mezz’ora, in cui talvolta
affiora un po’ di fatica per l’uniformità della voce e dei suoni; non
bastano il vigore di Made Yourself A Home e
le tastiere ondulate di Streetcar Man a cancellare la sensazione
di indolenza confermata dalla pacata chiusura di Even With Time.