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David G Smith
Witness Trees
[David G Smith 2023]

Sulla rete: davidgsmithmusic.com

File Under: singer-songwriter


di Pie Cantoni (30/06/2023)

Qual è il destino dei cantautori di razza in un mondo in cui i cd non si vendono più, i testi non si leggono, non c’è interesse o curiosità nel messaggio che le canzoni portano e i concerti o sono dei mega eventi da folle oceaniche (dove non si ascolta musica ma si segna la presenza, possibilmente in diretta Facebook) oppure eventi dove non si riesce nemmeno a tirare su due date nel bar di paese? E’ vero che questo succedeva anche in passato, basti pensare ai vari Dave Van Ronk o ai Rodriguez, riscoperti solo anni dopo grazie a Hollywood. Ma negli stessi anni nascevano e crescevano anche Bob Dylan, Van Morrison, Tom Waits. Adesso che fine farebbero? Sarebbero acclamati come giganti della musica e della letteratura o sarebbero all’angolo della strada a tirare su due spicci in una custodia di chitarra?

Cantare della provincia americana blue-collar più remota ha senso oggi che siamo tutti connessi, dall’Alaska al Saskatchewan, così come aveva senso quando lo faceva John Fogerty negli anni ‘60 e il telefono in casa era un lusso? Domande retoriche ovviamente, ma si affacciano alla nostra mente ogni volta che un attempato songwriter, dotato e sconosciuto ai più, come David G Smith, si presenta con un nuovo lavoro discografico. Nativo dell’Iowa, ma trapiantato nella capitale della musica americana, Nashville, David Smith pubblica un nuovo album nel 2023, Witness Trees. Il suo stile è un mix di acustico, roots, slide, blues, americana e country con ovviamente focus sui testi e sulla cura degli arrangiamenti. Ha vinto premi, la critica (quale? non è dato saperlo) ha lodato i suoi lavori, artisti più famosi come Mary Gauthier e Keb Mo’ hanno preso parte ai suoi dischi solisti, che al momento sono sostanzialmente sette, pubblicati dal 2011 in poi, anche se Smith è nel “giro” dagli anni ‘70 con altre band.

Undici brani in tutto, che vanno dal cantautorato più classico a sfondo sociale (Women Are Not Equal, Gone, None of Em Dead, Witness Trees), all’Americana (To Be Human, Give Us Free, Some Love) a canzoni influenzate dal blues più swampy e sudista (River Gonna Talk, Weight You Carry), ma anche influenze caraibiche, come nella canzone di chiusura I Wanna Go Out (che ricorda vagamente il Tom Waits di Rain Dogs). Tutte canzoni di precisione impeccabile, sia musicalmente che dal punto di vista dei testi, brani che trasudano mestiere ed esperienza. I proventi dei suoi lavori vengono devoluti in cause benefiche e questo ci rende il personaggio ancora più simpatico. Un underdog (non lo siamo forse un po’ tutti?) di cui non sentiremo molto parlare a meno che i fratelli Coen ad un certo punto non decidano di dedicargli un film.


    


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