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Matt Mitchell Music Co.
Obvious Euphoria
[American Standard Time Records 2024]

Sulla rete: mattmitchellmusicco.com

File Under: country folk troubadour


di Fabio Cerbone (23/03/2024)

La sigla ci suggerisce un collettivo musicale più che un singolo autore, ma in verità canzoni e voce poggiano sulle spalle del solo Matt Mitchell, songwriter attivo soprattutto sulla scena della costa ovest del Pacifico, tra Oregon e stato di Washington. Obvious Euphoria è il suo quarto lavoro discografico, un ep di esordio nel 2019 e in particolare due album nell’arco del 2022 che lo hanno fatto conoscere a livello locale, passando dal suono acustico in trio di Captive of the Mind a quello più elettrico e full band di Ramona. Anche Obvious Euphoria sceglie fortunatamente quest’ultima soluzione, con la presenza di Luke Ydstie e Katy Clabborn dal gruppo The Hackles, Ben Walden proveniente dai Taco Tapes e altri musicisti che hanno collaborato in formazioni del circuito indie rock e americana come Desolation Horse e Blind Pilot.

Un suono che tuttavia si mantiene essenziale e riflette la basilare scrittura country folk di Mitchell, un discepolo di John Prine in tutto e per tutto, ennesima dimostrazione di quanto l’immensa figura di quest’ultimo sia stata e continui ad essere un punto di riferimento per le generazioni di musicisti di area roots. Basterebbe l’agrodolce apertura di Hourglass per collocare Matt Mitchell nel solco di questa tradizione, ballata dal tono introspettivo, come gran parte del disco farà emergere, che alterna un songwriting personale, autobiografico, con liriche più sensibili invece al commento sociale, dalle quali spunta, per esempio, il country rock dalle tonalità bluesy di Bootstrap Nation, probabilmente l’episodio migliore dell’intero Obvious Euphoria in coppia con l’affascinante Meantime, caratterizzata dall’elegante presenza del clarinetto e naturalmente da un bel dialogo fra chitarre acustiche ed elettriche.

Gli arrangiamenti sono funzionali alle storie che Matt vuole far risaltare, una vagabondare sincero e anche doloroso attraverso il paesaggio umano dell’America di oggi che la sua voce dimessa, dolciastra sebbene non eccezionale per presenza scenica, sottolinea quasi si trattasse di descrivere ciò che lo circonda e che ha fatto breccia nella sua anima. È un po’ la caratteristica di questo tipo di country folk d’autore, che però grazie al supporto delle altre voci dei musicisti coinvolti e alla semplicità dei loro interventi strumentali, rende piacevolissimo il viaggio di Obvious Euphoria, dalla delicata melodia di Kerosene (in contrasto con gli interrogativi che pone il testo della canzone) all’ironica Country Gonna Kill Me (che è John Prine all’ennesima potenza, va ammesso), per approdare a ballate più soffuse come Is It Better e la conclusiva All in Good Time, sempre contrassegnate dall’interessante impiego delle seconde voci, del clarinetto e a volte anche del violino, addolcendo un poco il racconto di questo ennesimo loner americano.


    


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