Nonostante alle nostre latitudini sia un nome decisamente
poco noto, Heather Pierson è una veterana della scena roots con
alle spalle almeno sedici dischi in un arco temporale che tocca il quarto
di secolo. Pianista dallo stile eclettico e dalla formazione classica,
Heather Pierson intreccia stili diversi in una proposta che vede privilegiare
certo jazz della tradizione ‘neworleansiana’ con frequenti legami con
la canzone d’autore tra folk e pop, mostrando maturità e una classe interpretativa
tale da rendere le sue composizioni (che dal vivo si incrociano con parecchi
standard blues e jazz) estremamente piacevoli ed incisive. Nata a Joplin,
Missouri ma ben presto trasferitasi nell’area rurale del Maine, Heather
risiede ora nel New Hampshire, ma il suo sguardo è frequentemente rivolto
al profondo sud, dando vita ad un combo acustico che l’accompagna con
grande finezza strumentale ed è formato dal fedelissimo pard Shawn Nadeau
al contrabbasso e dai tamburi dietro ai quali siede Craig Brown, con lei
comunque da alcuni anni.
Back To The Light è un lavoro decisamente esplicativo dei
suoi amori musicali e dell’approccio finemente strutturato che talvolta,
nei momenti più jazzy, la avvicina ad una Madeleine Peyroux o alla prima
Norah Jones, con l’influenza stilistica del pianismo di Oscar Peterson
o di Dave Brubeck. Prodotto e interamente composto dalla stessa Pierson,
l’album si apre con una Dusty House Blues
dove ci si immerge nel cuore di New Orleans in uno dei momenti più godibili
ed intensi, coinvolgente sia per forma che per passione. Up Here In
The Mountains è invece una ballata matura e pregna di quella dolcezza
intima e carica di nostalgia che è un altro marchio di fabbrica di Heather
Pierson, tra sensazioni folk e il fascino della più classica canzone d’autore
al femminile, con il piano che sottolinea ogni linea melodica.
Con Feel Something e con la successiva eccellente Nails
Trimmed And Clean si torna alle atmosfere ‘old fashioned’ tanto
care alla nostra, celebrate con la consueta finezza e semplicità, rimarcate
da sessions rilassate e ‘basiche’ senza bisogno di sovraincisioni o trucchetti
vari. Perspective, pur senza la classe e l’ironia di un Randy Newman,
può ricordarlo per radici comuni ed ispirazioni legate ai suoni degli
anni Venti o Trenta del secolo scorso e per l’uso, ugualmente ispirato,
del pianoforte. Back To The Light è
ballata più sofisticata che dà colorazioni diverse al disco in un’altra
performance che pone l’accento sulle variegate influenze ‘black’ di Heather
Pierson, in questo caso avvicinandosi (con tutto il rispetto) alle forme
melodiche di una Roberta Flack o di Nina Simone. Qui e in Joy
Came Back, altro bell’omaggio a New Orleans e alle ritmiche
tipiche delle sue ‘Second Lines’, c’è il supporto vocale dell’unica ospite
esterna di queste sessions, Leah Boyd, che amplifica anche radici gospel.
A chiudere questo breve album c’è Gutter, brano in cui Heather
Pierson imbraccia il banjo tenore che colora ancora di toni vintage una
canzone ancora direttamente legata a forme dixieland, qui declinate in
maniera più intimista ma sempre capace di intrattenere con grande talento.