Michael Williams, cantautore di Tulsa, Oklahoma,
è l’artefice pressoché unico del progetto R.R. Williams, che prende
il nome dal proprio defunto padre (Reginald Roy) e che è attivo dal 2020.
Questo album, Unremarkable Lives, segna a tutti gli effetti
l’esordio sulla lunga distanza, ma anche sul supporto fisico (CD e LP
per etichetta Black
Mesa), dato che sono stati precedentemente pubblicati solo digitalmente
un paio di EP ed un live, stando alle scarse notizie reperibili tramite
la pagina Bandcamp dell’artista. La mancanza di fonti biografiche e di
apparentamenti o collaborazioni con artisti più conosciuti fa pensare
che Michael Williams stia facendo una sorta di gavetta dalle retrovie
dello show business, con la sua forza di volontà ed un solo aiuto concreto
dal sodale John Moreland, che ha coprodotto l’album e lo ha mixato.
Questi è anche l’unico collaboratore presente in tutte le tracce aggiungendo
qualche strumento come la batteria, il mandolino o più frequentemente
la chitarra elettrica e l’armonica. Mike, anch’egli polistrumentista,
si dà da fare alla voce, alla chitarra acustica, ma anche qualche tocco
di batteria e di basso. Le uniche informazioni riguardanti la registrazione
dicono che questa è stata condotta, come del resto le precedenti, nel
garage di casa da Michael stesso. Al netto di questa, che sembra più una
necessità che una scelta, la resa sonora è comunque più che soddisfacente.
Il brano iniziale, Tightrope, e quello
finale, che dà anche il titolo all’album, Unremarkable Lives, sono
quelli più movimentati e dal mio punto di vista anche complessivamente
più riusciti. In essi Michael Williams riesce ad esprimere pienamente
il suo timbro di voce robusto e potente.
A parte quelle sopracitate, le rimanenti tracce sono molto più scarne
negli arrangiamenti ed evocano atmosfere intimiste ed avvolgenti. La cifra
stilistica è quella di un classico rock moderatamente venato di country
e folk, mentre il songwriting si caratterizza tipicamente nel genere Americana,
magari non originalissimo, ma apprezzabile e molto personale. Del resto
anche i testi ben si adattano all’atmosfera generale dell’album, improntata
alla malinconia. Dalla scrittura di Williams emergono chiaramente estetica
ed etica dei perdenti della working class tipici di quell’America profonda
che sta sul lato oscuro del sogno americano. Per citare un paio di esempi,
si parla di divorzi decisi unilateralmente (in Slowly Sinking),
basata su quanto accaduto ad un amico, così come dell’esperienza traumatica
della perdita del lavoro (in Unremarkable Lives) vissuta in contemporanea
proprio da Mike e da sua moglie.
Un album di canzoni solide e sincere che potrebbero sembrare l’espressione
di chi si lascia vincere dallo sconforto ma che ci restituiscono invece
la volontà incrollabile (e tipicamente americana) di non cedere e di andare
avanti.