 | | Basko
Believes
Idiot's
Hill
[Rootsy/
IRD
2014] www.johanorjansson.se
File Under:
indie folk from Sweden
di
Fabio Cerbone (07/01/2015)
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Lo
avevamo conosciuto con il suo nome di battesimo, Johan Örjansson, ragazzo svedese
di belle speranze cresciuto nella cittadina di Falkenberg, ma innamorato perso
dell'America che guarda alla tradizione con rinnovato spirito. Dalla lezione di
The Band fino alla contemporaneità di Ryan Adams, in poche pennellate potremmo
circoscrivere le maggiori ispirazioni della sua musica. Lo ritroviamo a due anni
di distanza dall'intrigante Melancholic
Melodies For Broken Times, sempre pubblicato in casa Rootsy, con uno
pseudonimo, Basko Believes, e un progetto discografico assai più ambizioso.
Innanzi tutto un trasloco geografico, che lo ha messo sulle tracce della vera
"terra promessa", quanto meno per la sua formazione di musicista: Idiot's
Hill, infatti, ha preso corpo e anima a Denton, Texas, sobborghi di Dallas,
con la collaborazione di alcuni membri dei Midlake (il batterista McKenzie Smith,
le chitarre di Joey MCClellan tra gli altri) e una sequela di ospiti a ingrossare,
con archi e sezione fiati, gli arrangiamenti cristallini e malinconici del lussuoso
folk rock di Örjansson.
La mescolanza delle diverse sensibilità in gioco
ha offerto una nuova spinta alle composizioni di Basko Believes, melodie dolcissime
in bilico fra moderna attitudine indie folk e riminiscenze alternative country,
un viluppo di armonie dolcissime e nostalgia che fa incontrare metaforicamente
le distanze americane con il grande freddo e l'isolamento della terra scandinava.
La voce continua ad evocare in maniera impressionante il Ryan Adams afflitto dallo
spleen più struggente, ma la personalità di Orjansson si è fatta oggi indipendente:
gli umori uggiosi di Wolves e Lift
Me Up, le spolverate dei fiati in The Waiting,
il cristallino folk rock di Going Home e Leap
of Faith racchiudono mille rimandi all'attuale musica d'autore, tra
emotività pop e tradizione, trasportando l'interpretazione verso la passione di
David Gray e la ricercata raffinatezza di Damien Rice, ma mai copiando in modo
calligrafico. Idiot's Hill è l'ulteriore dimostrazione della padronanza assoluta
con la quale Orjansson domina la materia, quasi il riflesso di un autore più maturo
della sua età e soprattutto pienamente inserito nel contesto internazionale.
Si
stenta a credere alle origini del musicista, ma non dovrebbe soprendere ormai
la familiarità con tali linguaggi da parte di una scena, quella svedese e più
in generale del nord Europa, che ha introiettato la lezione: suoni sparsi e solenni
si alternano, in un crescendo che si affligge tra l'enfasi degli archi, eppure
misurati ed efficaci, e la drammaticità del canto in The Entertainer, dileguandosi
poi nei delicati riverberi di Rain Song, calda
coperta country soul, classica al primo istante e nel sofisticato intreccio cameristico
di Archipelago Winds. Apertura e chiusura
del sipario rimesse nelle mani di due dolci strumentali, In a Glade e Out
of a Glade, quasi a incorniciare un dipinto, nel mezzo le invocazioni di Basko
Believes, i tratti semplici dei versi, il loro tono nostalgico, che spesso ha
il sapore di un gesto di preghiera e raccoglimento. Disco immediato e profondo
al tempo stesso, moderno e lusingatore quanto basta, senza eccedere in manierismi,
ma attento ai turbamenti tipici dello stile affrontato: insomma, la conferma di
un piccolo talento.
In tour: 18/01 Pavia Da Trapani ore 18.30 - 19/01
Cantù (CO) 1e35circa (con Andy White) Per Info: pomodorimusic@gmail.com
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