The next big thing! Signore e signori ecco i nuovi cavalieri del pop psichedelico
inglese, gli eredi dei Kula Shaker, i nipotini dei Kinks e di Syd Barrett, la
fresca alternativa agli ormai consumati Oasis e ai rimpianti Blur, nuova linfa
per le eccitabili fibre nervose dei ventenni europei: The Temples. Originari
di Kettering, cittadina del Nortamptonshire (mid-east Inghilterra), "i templi"
sono: James E.Bagshaw, voce solista e chitarra; Thomas E. Warmslay, basso; Sam
Toms, batteria e Adam Smith, tastierista e vocalist. Giovanissimi, look e atteggiamento
"giusto", sfrontati e audaci, hippies urbani atterrati dopo quarant'anni nella
fredda Gran Bretagna. Hanno cominciato a suonare insieme relativamente da poco
(2012), ma hanno trovato abbastanza in fretta le giuste chiavi e l'amalgama necessarie
per plasmare un sound originale e portare a termine le loro brillanti idee vintage.
Al netto di un progetto comunque moderno, racchiuso -in sintesi- dentro quest'ultimo
lavoro, Sun Structures, perfetto caleidoscopio di fiori lisergici
e colori pop psichedelici, brillante pietra d'angolo tra il mod-rock e la british
wave fine anni 90, sulla scia degli ultimi miracolati Primal Scream e gli onirici
Coral.
Ogni tanto c'è bisogno di una ventata di sano rock psichedelico,
pop melodico, derivativo quanto si vuole, ma divertente, frizzante, godibile e
fruibile da tutti, ultraquarantenni nostalgici dei Byrds come il sottoscritto
e ventenni innamorate di Noel e Liam Gallagher. Al primo ascolto The Temples possono
apparire leggeri, forse per la ricerca continua della melodia, per la brevità
dei brani, in dimensione pop; le tracce di Sun Structures sono tutte potenziali
single-hit e non è facile dopo due settimane di full immersion, scegliere i migliori
o scartarne alcuni; il piatto è ricco e gustoso, non butto nulla e ritrovo a ogni
passaggio deliziosi arrangiamenti, che mi fanno arrendere totalmente all'oblio
che sprigiona ogni minuto di registrazione. Il primo brano Shelter
Song apre col botto, chitarra jingle jangle, colori a tinte forti e
l'invito alla danza tribale sul super attico, grazie ad un magnifico groove rullante/cassa
(un valore aggiunto, proposto in molte tracce); Sun Structures
è pop psichedelico, selvaggio e orientale (S. Barrett, Steve Hillage, Tomorrow?),
con arrangiamento di tastiere vintage (mellotron) di gran fattura. The Golden
Throne è ancora pop melodico d'ispirazione sixties, perfetta per un party
sfrenato sotto i fumi del LSD, Keep In The Dark
è una ballata onirica, glam rock, degna del migliore Marc Bolan; Mesmerise
e Move With the Season le avremmo potute ascoltare anche nei più ispirati
lavori dell'irrequieto Chrispian Mills, bellissime perle.
Colours
To Life è incredibilmente vicina ai canoni stilistici dei Coral, ma
anche ai Kinks di Lola; A Question Isn't Answered e The
Guesser sono ancora gioiellini pop psichedelici, completi di tutto
l'armamentario vintage che si richiede a questi brani, ovvero tappetti di mellotron,
frasi di organo, delay e riverberi a palla. Teste Of
Time faccio fatica a non collocarla nell'ambito XTC o Dukes Of Stratosphere,
Sand Dance è un ipnotico bolero rock e la
conclusiva e brevissima Fragment's Light ci
saluta con la dolcezza folk delle verdi colline inglesi. In definitiva dodici
brani di spettacolo rock in technicolor, Sun Structures dei Temples è moderno
pop rock psichedelico, melodico, ricco d'idee e arrangiamenti che lo collocano
tra i più bei dischi nel suo genere degli ultimi anni e in questo momento richiede
la nostra massima attenzione. Da scoprire e amare incondizionatamente.