The Temples
Sun Structures

[Heavenly Recordings 2014]

www.templestheband.com

File Under: pop rock psichedelico

di Silvio Vinci (02/04/2014)

The next big thing! Signore e signori ecco i nuovi cavalieri del pop psichedelico inglese, gli eredi dei Kula Shaker, i nipotini dei Kinks e di Syd Barrett, la fresca alternativa agli ormai consumati Oasis e ai rimpianti Blur, nuova linfa per le eccitabili fibre nervose dei ventenni europei: The Temples. Originari di Kettering, cittadina del Nortamptonshire (mid-east Inghilterra), "i templi" sono: James E.Bagshaw, voce solista e chitarra; Thomas E. Warmslay, basso; Sam Toms, batteria e Adam Smith, tastierista e vocalist. Giovanissimi, look e atteggiamento "giusto", sfrontati e audaci, hippies urbani atterrati dopo quarant'anni nella fredda Gran Bretagna. Hanno cominciato a suonare insieme relativamente da poco (2012), ma hanno trovato abbastanza in fretta le giuste chiavi e l'amalgama necessarie per plasmare un sound originale e portare a termine le loro brillanti idee vintage. Al netto di un progetto comunque moderno, racchiuso -in sintesi- dentro quest'ultimo lavoro, Sun Structures, perfetto caleidoscopio di fiori lisergici e colori pop psichedelici, brillante pietra d'angolo tra il mod-rock e la british wave fine anni 90, sulla scia degli ultimi miracolati Primal Scream e gli onirici Coral.

Ogni tanto c'è bisogno di una ventata di sano rock psichedelico, pop melodico, derivativo quanto si vuole, ma divertente, frizzante, godibile e fruibile da tutti, ultraquarantenni nostalgici dei Byrds come il sottoscritto e ventenni innamorate di Noel e Liam Gallagher. Al primo ascolto The Temples possono apparire leggeri, forse per la ricerca continua della melodia, per la brevità dei brani, in dimensione pop; le tracce di Sun Structures sono tutte potenziali single-hit e non è facile dopo due settimane di full immersion, scegliere i migliori o scartarne alcuni; il piatto è ricco e gustoso, non butto nulla e ritrovo a ogni passaggio deliziosi arrangiamenti, che mi fanno arrendere totalmente all'oblio che sprigiona ogni minuto di registrazione. Il primo brano Shelter Song apre col botto, chitarra jingle jangle, colori a tinte forti e l'invito alla danza tribale sul super attico, grazie ad un magnifico groove rullante/cassa (un valore aggiunto, proposto in molte tracce); Sun Structures è pop psichedelico, selvaggio e orientale (S. Barrett, Steve Hillage, Tomorrow?), con arrangiamento di tastiere vintage (mellotron) di gran fattura. The Golden Throne è ancora pop melodico d'ispirazione sixties, perfetta per un party sfrenato sotto i fumi del LSD, Keep In The Dark è una ballata onirica, glam rock, degna del migliore Marc Bolan; Mesmerise e Move With the Season le avremmo potute ascoltare anche nei più ispirati lavori dell'irrequieto Chrispian Mills, bellissime perle.

Colours To Life è incredibilmente vicina ai canoni stilistici dei Coral, ma anche ai Kinks di Lola; A Question Isn't Answered e The Guesser sono ancora gioiellini pop psichedelici, completi di tutto l'armamentario vintage che si richiede a questi brani, ovvero tappetti di mellotron, frasi di organo, delay e riverberi a palla. Teste Of Time faccio fatica a non collocarla nell'ambito XTC o Dukes Of Stratosphere, Sand Dance è un ipnotico bolero rock e la conclusiva e brevissima Fragment's Light ci saluta con la dolcezza folk delle verdi colline inglesi. In definitiva dodici brani di spettacolo rock in technicolor, Sun Structures dei Temples è moderno pop rock psichedelico, melodico, ricco d'idee e arrangiamenti che lo collocano tra i più bei dischi nel suo genere degli ultimi anni e in questo momento richiede la nostra massima attenzione. Da scoprire e amare incondizionatamente.


    


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