Dopo l’esperienza coi Thee Shams e i Buffalo Killers,
i fratelli (Zachary e Andrew) Gabbard pochi anni fa decisero di formare
insieme, solo loro due, un nuovo gruppo, The Gabbard Brothers per
l’appunto: l’album, con lo stesso nome, è il loro esordio (pubblicato
in queste settimane da Colemine/Karma Chief Records) dopo aver pubblicato
in passato i singoli Sell Your Gun Buy A Guitar (2019) e Too
Much To Feel (2020); due anticipi rivelatori di questa nuova esperienza
dei due fratelli provenienti dall’Ohio, che puntano al passato, agli anni
Sessanta/Settanta in particolar modo (Neil Young, Buffalo Springfield,
James Gang…), cercando anche di mostrare una propria identità precisa.
L’intero disco è stato suonato dagli stessi fratelli Gabbard, senza collaboratori
esterni, frutto di un’ottima intesa reciproca, e quasi ogni canzone è
cantata da loro due insieme, le voci si sovrappongono costantemente, entrambi
quindi pari protagonisti nel realizzare il nuovo lavoro. Ma The
Gabbard Brothers è un disco che si trova in un equilibrio instabile
tra la sufficienza e l’insufficienza (per dirla in termini scolastici
tra il 5½ e il 6): la sufficienza sarebbe meritata perché è un lavoro
ben confezionato: il pop, ritmato e dominato dal basso, di Hang
On, Mama, è una buona prova, ma anche l’acida (acide elettriche
distorte) e psichedelica Feel Better Love Better
(hippie) suona bene, sebbene antiquata, come anche Pockets Of Your
Mind è valida; l’insufficienza sbilancia, in negativo, il giudizio
positivo, ed è dovuta ad un unico motivo: le canzoni di The Gabbard
Brothers sono ripetitive, il ritornello in alcuni brani sa essere
ossessivo, e quindi stancante per chi ascolta (Early Pages in testa,
ma anche Yer A Rockstar, per citarne un’altra).
La noia nel giudizio di un album da parte di un critico che di teoria
musicale in senso stretto non sa molto (se non proprio niente ad essere
del tutto onesti) è un fattore importante: se il sottoscritto, mentre
sta scrivendo queste righe, fa fatica a terminare un disco di neanche
40 minuti – fatica che dipende assolutamente dal gusto personale – allora
potete benissimo immaginare che un qualche problema ci sia. Alla lunga,
infatti, il duetto dei fratelli Gabbard è un po' faticoso da assimilare,
e a poco servono assoli, seconde voci, piano e altri possibili fonti di
apprezzamento. Detto tutto ciò, The Gabbard Brothers ha
sicuramente dei buoni spunti a suo favore, ma questi non bastano: un esordio
in linea con le aspettative sollevate dai due singoli di lancio, ma che
non incide più di tanto.