Prolifico e imprevedibile, Ty Segall non
è tipo da riposare troppo sugli allori e quindi, dopo la doppia anticipazione
nel 2023 con i brani Void e Eggman, ecco che esce in questo
inizio di 2024 il suo quindicesimo album, Three Bells, a
cavallo tra il folk e prog anni ‘60 e il primo glam rock anni ‘70. Dall’ultimo
disco completo, Hello, Hi, è passato un anno e mezzo ma non sono
cambiati gli orizzonti sonori e i compagni di viaggio. Oltre alla moglie
Denée Segall, c’è anche la Freedom Band, formazione che lo accompagna
in tour e che è stata coinvolta anche in questo capitolo discografico.
Cosa stia dietro a Three Bells ce lo dice lo stesso Segall, che
parla di un’esplorazione del suo subconscio (non molto rassicurante ci
viene da dire) nel tentativo di trovare risposte alle domande interiori
che lo affliggono. Cosa voglia dire di preciso non è facile comprenderlo,
ma quello che riusciamo a capire è che il suo subconscio è eccentrico
e poliforme, ripetitivamente ossessivo e cacofonico.
The Bell è il primo singolo, che parte
sospeso e floydiano per poi prendere un piglio più veloce e folk rock,
una cavalcata di ben cinque minuti in cui il registro cambia più volte,
le chitarre si inseriscono a volte dissonanti, sempre distorte ma dove
le armonie vocali richiamano la West Coast. La già anticipata Void
parte ossessivamente su un riff molto semplice di chitarra, sopra il quale
viene costruita un’architettura musicale con aggiunte di strumenti, a
volte totalmente slegati, fino ad arrivare a una coda strumentale degna
di un prog rock anni ‘70 o di una deriva psichedelica alt-rock anni ‘90.
Ottimo per nostalgici attempati . Si va poi da brani più influenzati dal
glam come I Hear, a pezzi più stoner come My Best Friend.
Ma si procede a lungo, sia per numero di canzoni in scaletta sia per durata.
Interessante Denée, dedicata alla
moglie, dove il piano elettrico fornisce il tessuto per ricamare concentricamente
l’intera canzone. A volte l’eccentricità del musicista è interessante
e coinvolgente, altre volte (come in Eggman, per esempio) sembra
più fine a se stessa e quindi finisce per far calare l’attenzione dell’ascoltatore.
Ad accompagnarlo, oltre alla moglie, ci sono la Freedom Band formata da
Mikal Cronin (basso, backing vocals), Charles Moothart (batteria), ed
Emmett Kelly (chitarre, backing vocals), Ben Boye (tastiere) e Shannon
Lay (chitarre, backing vocals). Uno scontro tra Pink Floyd e Jonathan
Wilson, tra Beatles e Mars Volta, è difficile catalogare Ty Segall,
ma forse questo è proprio il bello di un artista che sfugge alle definizioni
e alle etichette. Certamente non per tutti, senza dubbio una raccolta
di canzoni da ascoltare con cura, che suoneranno a tratti familiari, a
tratti strane e dissonanti, eppure che difficilmente lasceranno indifferenti
chi le vorrà affrontare.