Elvin Bishop
Can't Even Do Wrong Right
[
Alligator/ IRD
2014]

www.elvinbishopmusic.com

File Under: blues rock with a feeling

di Matteo Fratti (11/11/2014)

Torna a casa Alligator, Mr. Bishop, e lo fa con un gioiellino blues "made in" 2014 col quale si diverte ancora. Non possiamo allora non vederci gli anni d'oro della sua musica in questo suo giocare sulle corde, che non si prende mai troppo sul serio, ma fa un po' il verso a sé stesso, e fruisce del suo stesso sound facendo divertire anche gli altri. Can't Even Do Wrong Right non può essere quindi altro che una manciata d'apprezzabili "divertissements" a firma del nostro, con alcune belle ospitate di buone vecchie conoscenze (Charlie Musselwhite su tutte, per esempio) e un buon gruppo di cover piazzate al posto giusto, per palati quasi … da soul-food in Maxwell Street!

Sicché dagli anni che lo hanno visto tra la Capricorn e la Blind Pig spaziare attraverso jammin' e rock-blues dalle forme più essenziali, il chitarrista della mitica Paul Butterfield Blues Band si concede di suonare per il puro gusto di farlo e si gode tutta la sua esperienza da veterano, dai tempi di Chicago fino a San Francisco, con Mike Bloomfield o al Fillmore di Bill Graham, negli anni d'oro del blues bianco americano o con le stelle del blues nero nella Città Ventosa, fino all'esplosione psichedelica, giusto per non farsi mancare nulla. Qui ci troviamo "it's only … but …" ed è sempre la solita storia, perché libero da vincoli di sorta uno fa ciò che più gli piace e non se ne parla più, e questo è quanto. Via di title-track perciò (apertura "ex-abrupto" direbbero i soloni) e con voce strascicata Elvin ci trascina nelle cose del blues, festose come una notte nei locali più chiassosi di un tempo, funky a mille già con la di Little Walter Blues With A Feeling e poi eccolo, il Musselwhite con le sue ance sature e distorte nell'amplificatore per la ritmica e corale Old School.

Ma è il grandioso soul di Let Your Woman Have Her Way la bellissima, incantevole traccia con ospite vocale Mickey Thomas, cantato sopra le righe e solismi chitarristici che sembrano declamare un'orazione classica, tanto è nota la linea melodica da happy-end al limitare della città … all'alba. Ci sono poi gli strumentali (No More Doggin'/Honest I Do), i "bluesoni" (Every Body In The Same), i ballabili (Dancin') e giù fino a godibilissimi intrecci country & zydeco a firma Fats Domino che chiudono un disco dove, nella solita vecchia storia di prima, non mancano certo quei colpi di scena ed originalità di chi sa raccontarcela proprio come un navigato affabulatore.


   


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