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folk rock di
Fabio Cerbone (07/03/2014)
Tanto inaspettato quanto gradito, il ritorno discografico degli Spain di
Josh Haden aveva convinto per l'intatto senso di mistero e religiosità che pervade
da sempre la loro musica, un folk rock elegante e cadenzato che lavora sui silenzi,
le carezze, l'idea di parlare dall'anima. The
Soul of Spain, questo il come back del 2012 su Glitterhouse, era anche
riuscito nell'intento di non presentarsi semplicemente come un secondo atto dovuto,
una parte di carriera magari ravvivata trascinandosi stancamente sulle conquiste
del passato: classico per la storia della band, ma al tempo stesso con un fascino
sufficiente per spostare di un passo più in là il discorso musicale di Haden e
soci, riformati nel 2007 seguendo le avventure soliste di Josh e reclutando diversi
musicisti (Randy Kirk alle tastiere, Matt Mayhall alla batteria e Daniel Brummel
alle chitarre) che avevano diviso con lui un tratto di strada.
Intitolato
in omaggio ad una via del quartiere di Echo Park, Los Angeles, dove risiede lo
studio del produttore Guy Seyffert (Beck, Norah Jones e altri) al centro di queste
registrazioni, Sargent Place rappresenta sotto diversi aspetti il
secondo tempo dei riformati Spain, qui avvolti nelle trame curvilinee di Love
at First Light, un groove notturno e una chitarra solista che scuote
con nervosi spunti psichedelici degni di un Nels Cline (Wilco), prima di riprendere
il discorso naturale con The Fighter, morbida,
struggente ballata intrisa di soul, che ha il sapore di casa Spain con il violino
e la seconda voce della sorella Petra in sessione. Tra passato e presente, senza
tagliare del tutto i fili che li legano al successo di The Blue Moods of Spain
e Spiritual (il brano che divenne simbolo del gruppo), Sargent Place si
svela strada facendo uno dei lavori musicalmente più stimolanti della loro produzione:
alla semplice ricchezza strumentale, un ossimoro soltanto in apparenza, che colpisce
nel raffinato impatto pop rock di It Could be Heaven e nel mantra gospel
blues di From the Dust, corrisponde quasi
un'ingenuità di fondo dei testi, mai così asciutti, forse piegati più al senso
generale del suono.
Josh Haden sembra persino banale nelle immagini (il
tenue quadretto acustico di You and I, con
il contrabasso del padre Charlie Haden), preghiere che arrivano direttamente
dalla scuola della citata Spiritual (It Could Be Heaven ne è in pratica
una declinazione) o canti d'amore e romanticismi sparsi, che della purezza e naturalità
fanno bandiera (il finale in piena epopea Spain con la bluesy Waking
Song). Eppure la formula convince e regge proprio in tale fragilità
di fondo: questo perché gli Spain, dalla collaudata espressività di Let Your
Angel e To Be a Man, marchi di fabbrica
del loro stile folk soffuso ed esile, si aprono tanto al groove trascinante e
sixties di Sunday Morning, con dialogo serrato
fra chitarra e organo, quanto alla bellezza naturale di In My Soul, titolo
che spiega quasi tutto, avvolgendo il canto di derivazione gospel in una calda,
accogliente coperta.
Sargent Place è dunque una conferma e un rilancio,
un disco che riesce a rimanere Spain fin nell'intimità, eppure a non ripetersi
solamente in una formula condizionata dal passato.