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folk hero di
Davide Albini (30/04/2015)
Vicino ormai alla soglia delle ottanta primavere, cinquant'anni di carriera celebrati
con un Grammy alla carriera nel 2009 e altrettanti dischi sulle spalle (le cronache,
ma ho perso il conto, dicono in realtà che abbiamo superato i sessanta titoli),
Tom Paxton non ha la minima intenzione di posare la sua fedele chitarra.
Icona vera e propria, e una volta tanto non si tratta di un'esagerazione, del
movimento folk sorto alla metà dei sixties nel Greenwich Village, titolare di
brani importanti per il genere (The Last Thing on My Mind, Bottle of Wine, Whose
Garden Was This…) spesso interpretati da numerosi colleghi, Paxton ha continuato
il suo percorso artistico con estrema coerenza, rientrando in quella schiera di
songwriter che non hanno mai abbandontao l'idea di una canzone socialmente impegnata,
ma allo stesso tempo dedicandosi anche alle tematiche dell'amore e in tempi recenti
persino alla canzone per bambini (diversi i lavori a tema, a partire dagli anni
novanta).
Redemption Road segna il suo ritorno dopo sette
anni da Comedians and Angels, grazie anche ad una campagna fondi sulla piattaforma
Kickstarter che gli ha permesso di raccogliere più di trentamila dollari. E così
l'album si presenta con una ricca partecipazione di musicisti di area country
folk nashvilliana (e in Tennessee è stato registrato), sotto la direzione di Jim
Rooney: tra gli altri il dobro di Al Perkins, il contrabasso di Dave Pomeroy,
fiddle e mandolino di Tim Crouch, l'armonica onnipresente di Kirk "Jellyroll"
Johnson, strumentisti di classe che si dividono tra country rurale e canzone d'autore,
offrendo ai quattordici brani sfumature di pura american music. Impreziosiscono
infine la scaletta le presenze di John Prine e Janis Ian, rispettivamente
nei duetti di Skeeters'll Gitcha (uno degli episodi più divertenti) e della
stessa Redemption Road. Certo, la poesia di
Paxton è ferma su suoi passi: questa è folk music americana di vecchio stampo,
ma se avete un debole per gli ultimi lavori di Guy Clark o per personaggi spesso
troppo dimenticati come James Talley, troverete in Redemption Road la stessa devozione
per le piccole cose della vita: canzoni ironiche e romantiche, come Ireland
e Time to Spare, ma anche riflessioni sul
mondo e quello spirito da "protest song" che non guasta.
Accade per esempio
in If the Poor Don't Matter, un titolo che
riassume bene la compassione dell'autore, mentre Susie Most of All e The
Battle of the Sexes tendono più verso il lato umoristico della scrittura
di Paxton. Da segnalare soprattutto The Mayor of Macdougal
Street, commistione di country rurale e acustico che omaggia la grande
figura di Dave Van Ronk, altro peso massimo del folk revival, ricordato da Paxton
come un "gigante in mezzo a pigmei". Vibrazioni antiche, musica fatta col cuore,
magari fuori tempo massimo, ma che reclama rispetto. Paxton dedica l'intero album
alla figura della moglie Midge, scomparsa lo scorso anno e con cui ha convissuto
gioie e delusioni per cinquanta lunghi anni.