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american blues rock di
Paolo Baiotti (06/06/2016)
Stephen
Stills ha definito The Rides "la band di blues dei miei sogni". Ovviamente
ha esagerato e si può capire visto che ne fa parte con il tastierista Barry Goldberg,
un altro veterano session-man di lusso (già con Bob Dylan, Electric Flag, Kooper
Stills & Bloomfield, Chicago Blues Reunion…) e con il più giovane chitarrista
Kenny Wayne Shepherd, classe '77, talento precoce che ha esordito con il notevole
Ledbetter Heights nel '95, non riuscendo a mantenere del tutto le promesse giovanili,
ma dimostrando un amore sincero per il blues con il progetto 10 Days Out: Blues
From The Backroads. Molti pensavano che The Rides non avrebbero retto a lungo;
invece dopo Can't
Get Enough del 2013 sono tornati con Pierced Arrow, un
disco che non ha nulla da invidiare al brillante esordio.
Se il blues
è la base del loro suono e la passione che unisce i tre musicisti, accompagnati
dalla solida sezione ritmica formata da Kevin Mc Cormick (basso già con CSN e
Jackson Browne) e Chris Layton (batteria, ex Double Trouble), in questo secondo
progetto emergono una maggiore compattezza e una scrittura che supera i dettami
più classici del rock blues, riprendendo altri suoni già sperimentati nelle carriere
soliste. La presenza di nove brani autografi su dieci dimostra anche una maggiore
confidenza rispetto all'esordio e una fiducia nel futuro del progetto. L'apertura
di Pierced Arrow è riconducibile al rock blues più ortodosso, con la poderosa
Kick Out Of It cantata da Stills e l'up-tempo
Riva Diva cantato da Kenny (i due si alternano alla voce come in Can't
Get Enough), ma il disco cambia registro con Virtual
World, eccellente traccia di Stills dal timbro rilassato californiano,
arricchita da una fluida chitarra morbidamente psichedelica. Si prosegue nella
stessa direzione con la riflessiva By My Side, scritta da Kenny e Barry,
con un assolo sofferto, seguita da Mr. Policeman sciolta e rilassata, forse
un po' leggera e dalla brillante ripresa di I've Got
To Use My Imagination. Quest'ultima, composta da Goldberg per Gladys
Knight & The Pipes (n. 4 in Usa), interpretata anche da Bobby "Blue" Bland e Joe
Cocker, è una ballata soul arrangiata con le chitarre in evidenza e impreziosita
da un elegante assolo di hammond, con tonalità gospel nei backing vocals.
Si
torna ai canoni più prevedibili con Game On, rock blues robusto con spazio
per le chitarre, il piano e l'armonica dell'ospite Kim Wilson e I Need Your
Lovin', rockabilly piacevole e niente più. Il disco risale con There
Was A Place, ballata di stampo californiano con un testo nostalgico
e squarci solisti convincenti e con la pimpante cover di My Babe di Willie
Dixon, quasi uno scherzo per musicisti di questa levatura. L'edizione europea
aggiunge tre tracce: l'aspra Same Old Dog di
Stills, una cover di Born In Chicago, classico blues elettrico più cadenzato
rispetto ad altre versioni con piano e chitarre libere di jammare e Take Out
Some Insurance, slow blues che chiude degnamente un disco più che soddisfacente.