Wheeler Walker Jr.
WW III
[
Pepper Hill/ Goodfellas
2018]

wheelerwalkerjr.com

File Under: country sketches

di Fabio Cerbone (02/02/2019)

 

Facciamo caso con attenzione ai testi delle canzoni? Diamo il giusto peso alle parole, oltre che alla musica? È un gioco di equilibri, mai scontato, ma vale la pena chiedeserselo su queste pagine, visto che affrontiamo sopratutto musica americana, liriche in inglese, e che non ci è mai bastato solamente il sound per decretare la bellezza di un disco: c’è tutto un immaginario, evocato proprio dalle parole, che ci ha fatto innamorare di questa musica. Il preambolo è d’obbligo di fronte ad un'operazione di pura parodia, volgare e sfiacciata, come quella messa in scena da Wheeler Walker Jr. nel suo terzo lavoro solista WW III. La produzione di origine controllata porta la firma di Dave Cobb, stella assoluta del nuovo country fuorilegge (Chris Stapleton, Colter Wall e compagnia), e così si trascina appresso un manipolo di musicisti e di arrangiamenti che fanno dell’album una perfetta sintesi di honky tonk elettrico, country outlaw e dal sapore sudista che potrebbe irretire ad un ascolto distratto.

La copertina da spaccone, il look che ammicca a una specie di Hank Williams Jr rivisitato (il junior è un tratto distintivo, evidentemente) dovrebbero già far suonare un campanello d’allarme: perché Wheeler Walker Jr. è semplicemente l’alter ego in abiti nashvilliani di Ben Hoffman, autore comico, titolare in passato di una trasmissione sul canale televisivo a pagamento Comedy Central, che ha esordito nel 2016 con una sorta di manifesto intitolato Redneck Shit e ha proseguito nel solco di quel discutibile umorismo americano da commedia un po’ greve e tutta doppi sensi sessuali, che dalla serie di culto Porky’s negli anni Ottanta a certa filmografia di Adam Sandler, sembra sempre catturare le attenzioni del pubblico statunitense. WWII diventa così una parodia nella parodia: suona falsamente “outlaw” in tutti i luoghi comuni di questo genere musicale, pescando a piene mani da Waylon Jennings a David Allan Coe (uno al quale ogni tanto scappava la mano, ma mai in modo plateale come a Wheeler Walker Jr...), coinvolge in superficie, grazie al competente lavoro del citato produttore, ma alla fine non riesce neppure a divertire, in quello che dovrebbe essere il suo principale scopo.

Sono canzoni stupide e grossolane, che insistono sempre sullo stesso argomento, quasi un tarlo per Hoffman/ Wheeler: sesso, di quello incentrato su un immaginario pornografico (non a caso il lancio pubblicitario del primo album avvenne sul famoso portale Pornhub), con titoli espliciti come Fuck You With the Lights On, Still Ain’t Sick of Fucking You (dolce dedica alla moglie, pare...), Anal & the Dishes e la “apoteosi” di I Sucked Another Dick Last Night. Il secondo argomento più gettonato dell’album poi è la droga (che fantasia, ragazzi!) con altrettante fesserie a ritmo country come I Like Smokin’ Pot (A Lot) e Addicted. Come dite? Troppo moralismo? Non afferro l’ironia? Evidentemente no, perché se questa è l’arma per mettere alla berlina certo puritanesimo americano (e guarda caso utilizzando il linguaggio della country music, simbolo esteriore di certo conservatorismo) siamo davvero all’abc, un gesto scontato come pochi.

Qualche problema Wheeler? A giudicare dal chiodo fisso che hai in testa sì: abbassandomi al tuo livello, ti suggerirei di scopare di più, ma sul serio, e di cantare di meno.


    



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