Facciamo caso con attenzione
ai testi delle canzoni? Diamo il giusto peso alle parole, oltre che alla
musica? È un gioco di equilibri, mai scontato, ma vale la pena chiedeserselo
su queste pagine, visto che affrontiamo sopratutto musica americana, liriche
in inglese, e che non ci è mai bastato solamente il sound per decretare
la bellezza di un disco: c’è tutto un immaginario, evocato proprio dalle
parole, che ci ha fatto innamorare di questa musica. Il preambolo è d’obbligo
di fronte ad un'operazione di pura parodia, volgare e sfiacciata, come
quella messa in scena da Wheeler Walker Jr. nel suo terzo lavoro
solista WW III. La produzione di origine controllata porta
la firma di Dave Cobb, stella assoluta del nuovo country fuorilegge (Chris
Stapleton, Colter Wall e compagnia), e così si trascina appresso un manipolo
di musicisti e di arrangiamenti che fanno dell’album una perfetta sintesi
di honky tonk elettrico, country outlaw e dal sapore sudista che potrebbe
irretire ad un ascolto distratto.
La copertina da spaccone, il look che ammicca a una specie di Hank Williams
Jr rivisitato (il junior è un tratto distintivo, evidentemente) dovrebbero
già far suonare un campanello d’allarme: perché Wheeler Walker Jr. è semplicemente
l’alter ego in abiti nashvilliani di Ben Hoffman, autore comico, titolare
in passato di una trasmissione sul canale televisivo a pagamento Comedy
Central, che ha esordito nel 2016 con una sorta di manifesto intitolato
Redneck Shit e ha proseguito nel solco di quel discutibile umorismo
americano da commedia un po’ greve e tutta doppi sensi sessuali, che dalla
serie di culto Porky’s negli anni Ottanta a certa filmografia di
Adam Sandler, sembra sempre catturare le attenzioni del pubblico statunitense.
WWII diventa così una parodia nella parodia: suona falsamente “outlaw”
in tutti i luoghi comuni di questo genere musicale, pescando a piene mani
da Waylon Jennings a David Allan Coe (uno al quale ogni tanto scappava
la mano, ma mai in modo plateale come a Wheeler Walker Jr...), coinvolge
in superficie, grazie al competente lavoro del citato produttore, ma alla
fine non riesce neppure a divertire, in quello che dovrebbe essere il
suo principale scopo.
Sono canzoni stupide e grossolane, che insistono sempre sullo stesso argomento,
quasi un tarlo per Hoffman/ Wheeler: sesso, di quello incentrato su un
immaginario pornografico (non a caso il lancio pubblicitario del primo
album avvenne sul famoso portale Pornhub), con titoli espliciti come Fuck
You With the Lights On, Still Ain’t Sick of Fucking You (dolce
dedica alla moglie, pare...), Anal & the Dishes e la “apoteosi”
di I Sucked Another Dick Last Night. Il secondo argomento più gettonato
dell’album poi è la droga (che fantasia, ragazzi!) con altrettante fesserie
a ritmo country come I Like Smokin’ Pot (A Lot) e Addicted.
Come dite? Troppo moralismo? Non afferro l’ironia? Evidentemente no, perché
se questa è l’arma per mettere alla berlina certo puritanesimo americano
(e guarda caso utilizzando il linguaggio della country music, simbolo
esteriore di certo conservatorismo) siamo davvero all’abc, un gesto scontato
come pochi.
Qualche problema Wheeler? A giudicare dal chiodo fisso che hai in testa
sì: abbassandomi al tuo livello, ti suggerirei di scopare di più, ma sul
serio, e di cantare di meno.