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Under: rock romantic
di Fabio Cerbone (03/09/2019)
We try and drink away
our sins, con questi versi descriveva il loro primo incontro Jesse
Malin: era il 2007 e la canzone Lucinda (da Glitter in the
Gutter) portava una dedica tutta speciale per una sorta di anima gemella.
Un incontro fatale quello con Lucinda Williams. Uniti dal loro affetto
per “sognatori, truffatori, romantici, amanti, perdenti e credenti”, per
il lato oscuro della vita e le sue sconfitte, Jesse e Lucinda ritrovano
adesso un terreno comune nelle canzoni di Sunset Kids, prodotte
in combutta e in un paio di occasioni (il primo singolo Room
13 e la cruda sferzata elettrica di Dead On) anche firmate
e interpretate insieme.
Era scritto nel destino questo album, nonostante non avremmo scommesso
sulle modalità con le quali si presenta: dopo l’accoppiata di New
York Before the War e Outsiders,
picco di ispirazione che si immergeva nel livido rock urbano dei vicoli
newyorkesi, cogliendo il “sound of the city”, questa volta Jesse Malin
ha allentato la morsa, mettendo insieme un disco che a suo dire lasciasse
più respiro alle canzoni, più spazio alle storie da raccontare. E così
la stessa Lucinda Williams sembra avere fatto un passo di lato, concedendo
la sua sensibilità musicale in pochi sprazzi, senza sovrapporsi all’autore
principale. Tradotto nella realtà, Sunset Kids è principalmente
una raccolta di ballate accorate e amarognole (When You’re Young,
la sfibrata Promises, una docile cantilena
chiamata Grey Skies are So Blue e una dedica intitolata Shane,
per il leader dei Pogues) che si alternano a pop rock svelti (Chemical
Heart, la luccicante Shining Down)
dove tutto il bagaglio di stile e approccio rock’n’roll del nostro appare
salvo, sebbene qualche volta trascinato verso la routine, inseguendo spesso
una leggerezza (la piaciona Do You Really Wanna Know) che rischia
di passare inosservata.
C’è molta vita personale dentro i solchi di un lavoro nato fra Londra,
l'amato East Village e persino la Florida, dove Malin ha fatto tappa per
trovare il padre malato e morente. E così i Sunset Kids prendono
forma come persone e volti, vittorie e cadute, che hanno costellato la
carriera di Jesse, dal terribile ragazzetto punk dei D-Generation al maturo
autore rock di oggi: fra gli altri, ai quali va idealmente la dedica dell'intero
album, ci sono l’amico chitarrista Todd Youth nonché David Bianco,
ingegnere del suono spesso al fianco di Malin e scomparso proprio durante
le prime sessioni di registrazione a Los Angeles.
Tra rivisitazioni del passato (Revelations, nuova versione di un
brano presente in Love It to Life), secondi tempi (Meet
Me at the End of The World Again, rilettura del brano che apriva
l’ep del 2017, qui con l’ospite Joseph Arthur) e gioiosi camei rock (Billy
Armstrong dei Green Day che appare in una baldanzosa Strangers
and Thieves), Sunset Kids è più una ricapitolazione della scapestrata
vita dell’artista che non una messa in discussione sonora: da questo punto
di vista l’incontro con Lucinda Williams è in parte un’occasione sprecata
e in parte un riconoscersi a vicenda come anime tormentate.