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Eddie 9V
Capircorn
[Ruf Records 2023]

Sulla rete: eddie9volt.com

File Under: southern soul revue


di Pie Cantoni (30/01/2023)

Già il titolo del disco che rimanda ai Capricorn Studios di Macon, Georgia (casa dell'Allman Brothers Band, tra gli altri) ci dà una precisa indicazione musical-geografica su dove questo nuovo lavoro di Eddie 9V si voglia collocare. Nonostante il nome da pila alcalina e la giovanissima età, Eddie 9V, al secolo Brooks Mason, è un artista che pesca a piene mani dalla storia musicale americana che passa anche spesso per la provincia remota e da città come Atlanta, nell’America da strade blu, dove il chitarrista e cantante è nato e cresciuto 27 anni fa.

Se il disco precedente, Little Black Flies
, era maturato più nel segno del blues, qui la partenza è tutta r&b: da Beg Borrow And Steal, con fiati a profusione e tanto ritmo per un pezzo godereccio in stile Stax alla successiva Yella Alligator, fortemente influenzata da Little Feat (o anche da certi Black Crowes) con una cadenza assolutamente southern che in tempi recenti potrebbe reggere bene il paragone con Nathaniel Rateliff & The Night Sweats. Il funk nero di James Brown, e di Sly & The Family Stone, irrompe nel disco con la prima cover, Bout To Make Me Leave Home, resa popolare da Bonnie Raitt, mentre la ballad Are We Through? ha il tocco vellutato del soul della Motown. Una sfumatura più leggera, anche negli arrangiamenti, la offre It's Going Down, chitarre acustiche, flauti, sax, batteria spazzolata per un brano mid-tempo dilatato ed etereo.

Cambia invece le carte e torna in territorio r&b il brano Tryin’ To Get By con organo in bella mostra, seguito da una cover nientemeno che di Bob Dylan, Down Along The Cove (da John Wesley Harding), carica di funk e groove. Una versione orientata al soul del traditional gospel Mary Don’t You Weep e due brani originali (Missouri e I’m Lonely) chiudono il terzo album di questo ragazzo figlio dell’America del sud, luogo meno cosmopolita e internazionale delle grandi metropoli, ma che ha dato tanto alla musica, a partire dagli ancheggiamenti di un semplice ragazzo di Tupelo in poi.

Una fila interminabile (troppo lunga per citarli tutti) di bravissimi musicisti dà un tocco più convincente al disco, che viene registrato, come dice lo stesso Eddie, come se fossimo negli anni Sessanta e dove le piccole imperfezioni non vengono eliminate per dare un senso di maggiore autenticità, al contrario di quello che l’industria discografica di oggi fa continuamente. Così, dopo ventisette anni passati ammirando le band e gli artisti americani che l’hanno maggiormente influenzato e la loro musica registrata agli stessi Capricorn Studios, Eddie assolda un gruppo locale di undici elementi per una nuova sfida, sicuramente coraggiosa e intrigante, ovvero sia registrare nei suddetti famosi studi l'album ad oggi più rock & soul della sua discografia. Il clima festoso che viene descritto nelle note di presentazione del disco si sente in modo preponderante nelle canzoni e nel risultato, che è di buon auspicio per questo inizio di nuovo anno discografico.


    



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