[Home]
 
 
Acquista (#pubblicità)
Condividi
 
 

The Felice Brothers
Asylum on the Hill
[Felice Brothers 2023]

Sulla rete: thefelicebrothers.bandcamp.com

File Under: ol' weird America


di Fabio Cerbone (02/01/2024)

Sono un piccolo tesoro dell’american music i Felice Brothers, anche se in pochi ormai ne hanno contezza e certamente molti di più saranno indifferenti al loro destuno, dai tempi in cui la band di New York era annoverata tra le punte di diamante di quel rinnovamento della tradizione che passava per le maglie larghe dell’alternative country. Sappiamo come si muovo certi ingranaggi, anche nel ristretto mondo della musica indipendente e della critica specializzata: bisogna sempre trovare nuovi orizzonti e nuove sfide, inseguire il fenomeno di turno, e pazienza per chi dimostra una maturità inaspettata, ritagliandosi un ruolo di autentico outsider.

È quello che sembra accadere di recente al gruppo di Ian e James Felice, nella formula consolidata del quartetto con Jesske Hume (basso e seconda voce femminile) e Will Lawrence (batteria e cori) inaugurata a partire dal precedente, notevole From Dreams to Dust. Lo è a maggior ragione alla luce di un album assolutamente inatteso, e per questo ancora più gradito, come Asylum on the Hill, pubblicato a sorpresa verso la metà di dicembre e in esclusiva digitale sulla piattaforma di Bandcamp (non è prevista al momento un’uscita nel supporto fisico, mentre è annunciato un nuovo Lp per la metà del 2024), come a ribadire l’istantanea creazione di un pugno di ballate che The Felice Brothers hanno inciso la scorsa primavera, sotto la guida dell’amico produttore Nate Wood, in una chiesa di Harlemville, NY convertita in studio di registrazione.

Se l’intento era quello di catturare un periodo magico per la band, e di esprimere al meglio le qualità così romantiche e al tempo stesso sghembe e misteriose della loro musica, allora Asylum on the Hill assolve perfettamente il compito, ribadendo il momento di ritrovata grazia dei fratelli Felice e della loro piccola combriccola di sognatori. Definita dagli stessi protagonisti, sentite un po’ qui, come una “raccolta di canzoni su automobili magiche, varie deformità del cuore e della mente, gerani rossi che sono cresciuti mostruosamente grandi e potenti”, Asylum on the Hill non è nient’altro che l’ennesima, irresistibile rielaborazione che The Felice Brothers operano sul tema dei Basement Tapes di memoria dylaniana, cercando di acciuffare almeno in parte quell’arcano da fascinosa Vecchia America attraverso la dolcezza velata di Candy Gallows o la commovente coralità di una Abundance che fila dritta fra le migliori ballate uscite dal campionario della formazione newyorchese.

Ma è l’intero Asylum on the Hill a conservare un tono accorato e vivace al tempo stesso, con alcuni episodi che riprendono quota elettrica (l’ostinato del piano in coppia con una ruvida chitarra e più in generale il tono percussivo di Strawberry Blonde, il caracollare trascinante di Green Automobile) rispetto alle ambientazioni più ombrose e invernali del predecessore. Qui riemergono bislacche e adorabili filastrocche folk rock come Teeth in the Tabloids e When Susie Was a Skeleton che potremmo considerare la quintessenza di quello stile soltanto in apparenza scarmigliato espresso da sempre dai Felice Brothers, che tuttavia nasconde dettagli melodici e un senso di mite fragilità.

Loro continuano a sbirciare dalla pagine dei canzonieri di The Band e Tom Waits, e per fortuna diciamo noi, aggiungedovi un po’ della loro sensibilità folk di montanari della regione delle Catskill Mountains, così che ci ritroviamo a farci cullare per l’ennesima volta dall’agrodolce malinconia di Long Dead Street Musician e della stessa Asylum on the Hill (un gioiello) fino a quando What Will You Do Now manda tutti a riposo con la neve che imbianca le strade di New York.


    



<Credits>