Iain Matthews
ha attraversato gli ultimi cinque e più decenni con gli inevitabili alti
e bassi di una carriera che comunque ha ritratto una figura di rilievo,
seppur spesso riservata e mai sopra le righe, sin dagli anni con i primissimi
Fairport Convention, come frontman dei Matthews Southern Comfort e dei
Plainsong e in seguito con una discografia solista sempre legata ai suoni
americani, tra canzone d’autore e una country music a cui ha aggiunto
talvolta tendenze rock e pop. Dopo aver vissuto per anni negli Stati Uniti,
il musicista inglese del Lincolnshire ha stabilito una residenza abbastanza
continua in Olanda, collaborando con il produttore BJ Baartmans, che lo
ha guidato attraverso una serie di album gustosamente artigianali e con
un’ispirazione riconquistata dopo qualche battuta a vuoto e qualche silenzio.
E’ quindi un piacere ritrovare Iain Matthews alle prese con una interessante
sequenza di nuove canzoni che vanno sotto il titolo di How Much
Is Enough, Volume One, facendo intravedere un progetto più a lungo
termine che si arricchirà di nuovi capitoli. Il suo caratteristico folk-rock
dalle solide linee melodiche torna a noi grazie ad un progetto molto ben
strutturato, fatto di arrangiamenti sobri ma presentati con grande cura
e acume, spesso lasciandosi andare a ballate acustiche dove il nostro,
a mio parere, esprime il meglio di sé, citando situazioni e personaggi
che negli anni ne hanno segnato il percorso artistico.
La title-track How Much Is Enough, la cristallina The
Bird And The Fish, le riflessioni sull’oscurità che aleggia
in questi nostri anni bui di The New Dark Ages, la profonda nostalgia
espressa in Rhythm & Blues dove eccheggiano
frammenti della magnifica melodia di Down To The River To Pray
che ci fu rivelata nella colonna sonora del film O Brother Where Art
Thou? ad inizio millennio, l’espressiva The Santa Fe Line segnata
dal bel drumming di Sjoerd Van Bommel e dal mandolino del produttore BJ
Baartmans, sono tutti gioiellini che nobilitano l’album, interpretati
con convinzione e passione dal settantottenne musicista il cui talento
vocale non sembra essere intaccato dagli anni che passano.
A rendere ulteriormente vario lo sviluppo della selezione ci sono le sfumature
e le considerazioni sulle ingenuità e l’approccio ‘incontaminato’ dell’età
giovanile dell’iniziale Ripples In A Stream,
con un organo che dà accenni quasi soul alla ballata, una She’s
A Digital Girl che rimanda alle atmosfere classicamente ‘british’
di un Ray Davies, le motivazioni del continuare a fare musica, che nel
corso della sua carriera non gli sono mai mancate, insite nella piacevole
I Walk e il corposo folk-rock di Turn And Run che non sfigurerebbe
nel repertorio di Richard Thompson. In definitiva un ritorno che conferma
quanto Iain Matthews possa ancora dare alla nostra musica.