inserito 26/04/2010

Jesse Malin & The St Marks Social
Love it To Life
[
Side One Dummy/ Rude Records  2010
]



Da non confondersi con l'omonimo disco del 2007, sorta di bootleg ufficiale che catturava una bruciante ma sostanzialmente inutile live session con la band del tempo, Love it To Life segna invece il ritorno vero e proprio di Jesse Malin in studio, a tre anni di distanza da Glitter in the Gutter, quello che era sembrato il suo disco più chiassoso e glam. Ci eravamo sbagliati: il team artistico inventato oggi con i St. Marks Social (l'amico Don DiLego, visto anche nel tour italiano lo scorso dicembre, i tamburi di Randy Schrager, le chitarre di Matt Hogan e il basso di Tommy USA, collettivo allargato poi alla cerchia degli amici, tra ex D-Generation e il solito Ryan Adams) ricara la dose di generorità con un disco conciso (dieci canzoni, poco più di mezz'ora di musica), dritto al bersaglio, gioiosamente esagerato nel dissotterrare le radici punk rock e non solo del songwriter newyorkese. Palpita il cuore della città in Love it To Life, batte il ritmo della strada, dei luoghi e dei ricordi, ma brillano anche le luci più festose, i party e gli amori del sabato notte, tra chitarre fragorose e ritmiche serrate.

Non si tratta del suo disco più intensamente autorale, ma allo stesso tempo appare come la summa dei mille stimoli che hanno alimentato la scrittura di questo rocker in via di estinzione: dalle scudisciate punk smisurate di All the Way from Moscow e Black Boombox alle agrodolci carezze pop avvolte in atmosfere sixties di Lowlife in a High Life, dalla malizia di Disco Ghetto alla ricerca di quella patina glam un po' "cialtrona" in Burn the Bridge, ovviamente con il naturale contorno di ballate uggiose, quelle che hanno l'odore dell'asfalto e della pioggia sui vestiti. L'ispirazione per un paio di queste ultime (The Archer, classica al primo istante, la chiusura malinconica con Lonely at Heart) scaturisce direttamente dalla strana avventura vissuta da Malin in quel di Cornish, New Hampshire, casa e rifugio dello scrittore JD Salinger, recentemente scomparso. Estimatore assoluto del romanzo Catcher in the Rye (Il giovane Holden), Jesse ha provato il desiderio di conoscere e intervistare il più famoso recluso della letteratura americana. Gli è andata male però, con una pattuglia della polizia che lo ha fermato e rilasciato - così si racconta - solo dopo essersi accertati che si trattava di uno strambo musicista e avendo visionato come prova il video di Broken radio con Bruce Springsteen (anche a questo servono le rockestar…).

Malin ne ha guadagnato comunque due grandi canzoni e non è poco: forse sono state la stretta di mano di Salinger da lassù. In ogni caso dall'episodio Love it To Life ha preso forma e con la spinta decisiva di Ted Hutt (Lucero e Gaslight Anthem, tanto per gradire, fra le sue recenti regie) ha tolto Jesse Malin dall'impaccio di una carriera indecisa se perdersi fra dischi riempitivi (live e progetti di cover), documentari, scrittura o altre simili distrazioni. Invece è scoppiata una volta di più la sarabanda elettrica della sua anima, con un sound livido e veloce, qui simboleggiato in Burning the Bowery, canzone che accende l'album, è il caso prorpio di dirlo, con un anthem in piena regola, una natura corale e quella indispensabile dose di teppismo che ti aspetteresti da uno così.
(Fabio Cerbone)

www.jessemalin.com
www.myspace.com/jessemalin



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